OPERAZIONE CONTRO IL CLAN DEI CASALESI: ESEGUITE VENTI ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE

AGGIORNAMENTO – Anche i Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Gaeta sono stati impegnati questa notte nella brillante operazione anti-camorra culminata nell’arresto di 20 persone che, appartenenti al clan dei casalesi – fazione Schiavone, sono accusate di associazione mafiosa, estorsione, armi e riciclaggio di auto di grossa cilindrata. Nell’elenco degli arrestati – ma ha subito beneficiato dei domiciliari – c’è un ex consigliere comunale di Trentola Ducenta, in provincia di Caserta, che da anni resiedeva molti mesi all’anno in una faraonica villa, in località Corano, lungo la provinciale Itri-Sperlonga: si tratta di Luciano D’Alessio, di 65 anni che – secondo le risultanze investigative della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, avrebbe fatto parte di un’organizzazione specializzata ad esercitare un pressante mediante l’imposizione del metodo mafioso compiendo numerose estorsioni ad imprenditori e commercianti dell’agro aversano. D’Alessio è stato arrestato, per la cronaca, a Trentola Ducenta ma questa mattina ma la sua villa di Itri – dove aveva trascorso le recenti festività Natalizie – è stata messa a soqquadro dai Carabinieri del Norm di Gaeta. I Militari del tenente Palmina La Vecchia vi hanno rinvenuto un fucile illegalmente detenuto e l’uomo, a tal riguardo, è stato anche denunciato.

La villa della famiglia D’Alessio da tempo era monitorata dai Carabinieri della Compagnia di Gaeta. Il figlio dell’ex consigliere comunale, Arcangelo, di 34 anni, al termine di una precedente operazione anti-camorra aveva ottenuto il divieto di dimora in Campania e aveva scelto la villa di famiglia di Itri dove vivere. Ma prima di Natale aveva violato questo provvedimento, era stato sorpreso e arrestato a Trentola Ducenta un giorno prima di partecipare ad un processo….E mentre Arcangelo ieri tornava in libertà, suo padre alcune ore più tardi veniva arrestato dai Carabinieri, secondo i quali i presunti esponenti del clan dei Casalesi, destinatari delle ordinanze di custodia eseguite oggi, si presentavano dagli imprenditori e dai commercianti dell’agro aversano per riscuotere il pizzo nell’imminenza delle festitività di Natale, Pasqua e Ferragosto. Dalle vittime pretendevano somme di denaro che, dicevano, sarebbero state destinate ai carcerati. In molte occasioni, invece, dicevano di essere stati mandati “dagli amici di Casale di Principe” e che era giunto il momento “di mettersi a posto”. I proventi dell’attività estorsiva, estesa dal clan fino al basso Lazio, venivano poi riciclati attraverso l’immissione sul mercato di auto di grossa cilindrata rubate sia in Italia che all’estero. Le vetture finivano in concessionarie e autorivendite dopo la modifica dei numeri di matricola e dei documenti. Agli acquirenti venivano spacciate come automobili importate dalla Germania. I venti arresti eseguiti oggi dai carabinieri di Aversa sono frutto di indagini condotte attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali e sulla base di dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia.


Scritto da Saverio Forte

L’OPERAZIONE

Nelle prime ore della giornata odierna, nelle province di Caserta e Roma, i Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, in particolare il Reparto Territoriale di Aversa, hanno eseguito venti ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari di Napoli – a seguito di indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho– nei confronti di persone appartenenti o collegate al clan dei casalesi – gruppo Schiavone – per i delitti di associazione mafiosa, estorsione, armi e riciclaggio di automobili di grossa cilindrata, delitti aggravati dalla finalità di agevolazione mafiosa (e altro).

Il provvedimento costituisce il naturale sviluppo di un’articolata attività di indagine che, iniziata nel 2009, ha consentito di acquisire rilevanti fonti di prova in ordine a una serie di estorsioni poste in essere nell’agro aversano, in prevalenza ad Aversa.

Le investigazioni, condotte con metodologia tradizionali e con l’ausilio determinante di intercettazioni, riscontrare dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno permesso di documentare i metodi violenti posti in essere dagli appartenenti al citato gruppo camorristico operante nell’agro aversano e di ricostruire numerose attività estorsive eseguite capillarmente dagli arrestati, altrimenti indimostrabili in considerazione del muro di omertà che caratterizza le zone di influenza del clan.

Quanto alle condotte estorsive, gli arrestati erano soliti presentarsi presso le attività commerciali delle vittime designate nei tre periodi “usuali” (Natale, Pasqua, Ferragosto), a volte con l’esplicita richiesta di denaro utile per mantenere “le famiglie dei carcerati”, altre volte indicando di essere stati mandati in loco dagli amici di “casale” che richiedevano, con gergo camorristico classico, la cosiddetta “messa a posto”.

Veniva accertata una singolare azione estorsiva, attuata dagli affiliati imponendo agli esercenti di diversi bar – pasticcerie di Aversa l’acquisto di un uovo pasquale di modesto valore, ricevendo in cambio – quale tangente mascherata da una vendita simulata – una somma decisamente più elevata, con l’accordo prospettato all’esercente di svolgere poi una “lotteria”, previa distribuzione di bigliettini ai clienti, a pagamento, all’esito della quale il vincitore si sarebbe poi aggiudicato l’uovo pasquale; il tutto allo scopo di riversare sul cliente consenziente al giuoco della lotteria parte del prezzo della tangente.

Aldilà delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, nessun contributo veniva reso dalle vittime di estorsione.

Alcuni degli indagati sono stati raggiunti dal provvedimento di cattura per delitti di associazione per delinquere aggravata dalla finalità di agevolazione mafiosa e di riciclaggio di automobili di elevato valore – attività parallelamente attuata dagli stessi affiliati  e organizzatori del clan – con la partecipazione di imprenditori del basso Lazio, così individuandosi una rete operante sull’intero territorio nazionale, con distribuzione dei veicoli anche nella Regione calabrese.

Il riciclaggio avveniva re immettendo in circolazione, sul territorio nazionale ed estero, autovetture provento di furto, successivamente alla contraffazione di documenti di circolazione, delle targhe, dei dati identificativi, l’occultamento e soppressione delle targhe originarie, in modo da creare corrispondenza tra i dati identificativi degli autoveicoli e mascherarli con veicoli effettivamente circolanti nei paesi d’origine ovvero privi di qualsiasi collegamento con l’originale titolare. I veicoli venivano poi venduti sul territorio nazionale ed esportati all’estero.

Sono stati individuati numerosi veicoli oggetto di riciclaggio – oltre 60 (alcuni dei quali sequestrati) – per la maggior parte di ingente valore.

Nel corso dell’indagine è stato ricostruito anche il sequestro di persona patito da uno degli affiliati, attuato da acquirenti calabresi per il recupero di un preteso credito.

Tra gli arrestati anche un imprenditore, indagato del delitto di riciclaggio, il quale aveva in più occasioni ricevuto risorse finanziarie frutto delle attività delittuose di uno dei promotori dell’associazione, somme versate in contanti e destinate alla realizzazione di opere edili a Vasto, nelle Marche, costruzioni realizzate attraverso una società occultante la partecipazione clandestina del medesimo capo clan. Dalle indagini emergeva inoltre che lo stesso indagato aveva reimpiegato somme in modo da costituire un occulto conferimento in società, risorse finanziarie stimabili come equivalenti al 70% del capitale sociale di una società di costruzione dedita alla realizzazione di appartamenti e locali commerciali in Trentola.

ELENCO DELLE PERSONE DESTINATARIE DELL’ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE E DI ARRESTI DOMICILIARI

A) CUSTODIA IN CARCERE

Falcone Pietro detto “Pietruccio” nato ad Aversa il 27 giugno 1980 residente a Trentola;

Orabona Salvatore detto “Cuglitiello” nato a Trentola Ducenta il 3 febbraio 1972 ivi residente

Del Prete Luigi nato a Caserta il 29 giugno 2984 residente a Trentola

Rinaldi Pasquale detto “Pasquale o chiattone” nato a Napoli il 7 febbraio 1976 residente in San Marcellino

Pota Nicola nato a Maddaloni il 7 febbraio 1979 residente ad Aversa;

Pirozzi Giovanni detto “O picciuott” nato a Napoli il 4 aprile 1976 residente a Trentola;

Menditto Domenico detto “Bombò” nato ad Aversa il 24 giugno 1979 ivi residente;

Ponari Enrico detto “O polacco” nato in Russia il 29 settembre 1988 residente in San Marcellino;

Nacca Gianluca nato a Santa Maria Capua Vetere il 9 giugno 1975 residente a Casaluce;

De Biase Gaetano detto “Burzon’” nato ad Aversa il 16 dicembre 1967 ivi residente;

Scuotto Antimo detto “Antimino” nato ad Aversa il 23 dicembre 1976 ivi residente;

Iorio Giuseppe nato a Sant’Arpino il 19 luglio 1972 ivi residente;

B) ARRESTI DOMICILIARI

Tagliafierro Carlo nato ad Aversa il 14 novembre 1973 ivi residente;

D’Alessio Luciano nato a Trentola Ducenta il 7 aprile 1958 ivi residente;

Valentini Andrea nato ad Albano Laziale il 10 gennaio 1975, ivi residente;

Peterecca Luigi Domenico nato ad Albano Laziale il 12 gennaio 1964 ivi residente;

Sperati Roberto nato ad Albano Laziale il 16 luglio 1967 ivi residente;

Tavoletta Carlo nato a Napoli il 23 marzo 1973 residente ad Alife;

Del Prete Antonio nato a Frattamaggiore il 20 febbraio 1964 residente a Trentola

Verde Carmine nato ad Acerra il 21 ottobre 1985