La Riviera d’Ulisse è già un museo a cielo aperto, ma non è integrato

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Castello di Fondi

Per farlo c’è obiettivamente bisogno di una visione diversa. Una proposta politica di spessore in grado di rivoluzionare, anche culturalmente, lo spirito imprenditoriale della zona. È sicuramente compito di chi amministra tentare di fare ciò, pensare che attraverso questa rete con gli Enti sparsi su un territorio si può e si deve disegnare un marchio turistico, al cui interno devono risiedere bellezze naturali, luoghi di interesse, poli museali diversi che dovrebbero divenire traino l’uno dell’altro e non indifferenti o, peggio ancora, in concorrenza tra loro.

Museo Archeologico Villa di Tiberio, Sperlonga
Museo Archeologico Villa di Tiberio, Sperlonga

È paradossale ad esempio che a Fondi chi si reca al museo civico nel castello, non sa che nello stesso territorio comunale c’è un nuovo museo, della cultura ebraica all’interno del quartiere giudaico e di competenza del Parco dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi. Forse è ancora peggio considerare che chi va in visita in quel di Sperlonga non trova che poche informazioni sul locale museo archeologico, senza citare le bellezze culturali e naturali nei Comuni adiacenti. Stessa cosa se si sale al tempio di Giove di Terracina . Come se non fosse possibile una promozione incrociata, con la presenza di materiale promozionale in loco.


Grotte di Pastena
Grotte di Pastena

Sarebbe interessante, o quanto meno intrigante, immaginare un unico grande museo diffuso della Riviera d’Ulisse, che vada dalle bellezze naturali del Circeo, alle grotte di Pastena, o alla caratteristica Campodimele e alla tradizione della longevità, passando per la storia dell’antipapa di Fondi  e arrivando al museo archeologico della villa di Tiberio di Sperlonga o al tempio di Giove Anxur di Terracina.

Serve un disegno d’insieme, qualcosa che permetta a tutti i Comuni e agli altri Enti del comprensorio come i Parchi naturali, di entrare in un meccanismo, di fare rete. Solo una promozione incrociata farebbe indirettamente nascere quel sistema museale a cielo aperto, in cui spesso già camminiamo tutti i giorni senza neppure rendercene conto.

Forse si tratta di un disegno utopico? Può darsi, ma perché non si può giocare sulla promozione di territori uniti geograficamente o culturalmente come i nostri, seguendo esempi generalmente riconosciuti nel mondo e neppure troppo lontano da noi come i Castelli Romani o i territori della Costiera Amalfitana? Un marchio,  una zona, una denominazione come la nostra, come ad esempio la già citata “Riviera d’Ulisse” ha sicuramente più appeal turistico di una singola città o di un solo museo.

L'esempio dell'abbonamento dei musei della Regione Piemonte
L’esempio dell’abbonamento dei musei della Regione Piemonte

Da qui si potrebbe partire con dei tavoli tecnici, con accordi tra Enti per permettere dei piccoli passi verso quel sistema più complesso che dovrebbe vedere alla fine la nascita di un unico polo museale in un comprensorio mediamente vasto come quello del sud pontino o dell’intera Provincia. Esistono esperienze anche in zone d’Italia che permettono l’acquisto mediante abbonamenti di tagliandi per i principali musei di intere città, di alcune aree territoriali o addirittura di un’intera Regione: si tratta solo di programmare e realizzare.

Si dice che volere è potere, e allora è giusto che si lanci un’idea nella speranza che il tempo e qualcuno la raccolga, sapendo perfettamente che per mettere in pratica un qualcosa del genere si può incorrere in delle criticità o difficoltà, anche serie, di un territorio di confine. Un rischio che si corre anche nel caso in cui a dover gestire un’eventuale maxi struttura museale venga investita una società o un gruppo di operatori professionisti del settore e non di competenza pubblica. Certo i dubbi sono legittimi anche in termini di vigilanza se si considera che l’Anac (l’Autorità Nazionale Anti Corruzione), per voce del suo presidente Raffaele Cantone, nei giorni scorsi ha accusato che si rischia di non poter operare, affermando addirittura di essere “alla canna del gas”. Ma come si può limitare un sogno se si riconosce che può essere la strada da seguire? Non si può, bisogna solo trovare il modo di vederlo realizzare.