Traghetto Quirino, l’ascensore per disabili si può installare ma a nessuno importa

Viaggiare verso le isole pontine nel garage del traghetto Quirino, lo abbiamo documentato, non è una novità per disabili e persone con difficoltà motorie, momentanee o persistenti. Quella che infatti molti non isolani giudicano come un’eccezione in realtà non lo è affatto, bensì è la norma. A conferma di una situazione che non viene risolta, tornano agli onori della cronaca due presentati sin dal 2003, nel 2002 fu interpellata anche la trasmissione tv “Mi manda Rai 3”, al Ministero dei Trasporti e alla Prefettura di Latina, che tra l’altro rispose anche piuttosto celermente attraverso il dirigente, poi prefetto, Antonio Reppucci.

Foto selfie in auto nella stiva del traghetto
Foto selfie in auto nella stiva del traghetto

E oggi come allora, si legge in un esposto del 2003 da parte di un uomo con madre ottantenne e nipote tetraplegico “ormai da anni accade una situazione insostenibile per quanto concerne l’abolizione delle barriere architettoniche per disabili e infermi. La motonave della società Caremar (l’odierna Laziomar ndr), che effettua il servizio marittimo di trasporto passeggeri e postale, d’estate e d’inverno, con convenzione statale, tra l’isola di Ponza e la terra ferma, non è dotata di nessun ascensore o montascale per consentire ai portatori di handicap di essere trasportati nel salone passeggeri”.


Chi scrive è un architetto che non può fare a meno di notare che: “Ciò desta meraviglia, in quanto, nello svolgimento della mia professione mi si chiede sempre che si eliminino le barriere architettoniche a favore dei portatori di handicap in special modo quando si richiede licenza d’esercizio per locali destinati al servizio pubblico (rampe al 8%, montascale, ascensori e servizi igienici dimensionati adeguatamente e rispondenti alle normative in materia).

Il Quirino
Il Quirino

“I disabili e gli infermi (come accade oggi ndr), sono costretti a soggiornare nel locale garage, su barelle o sedie a rotelle unitamente ai camion e alle vetture che sono traghettate nelle tre ore di navigazione tra Ponza – Formia e viceversa”.

Aggiunge: “I marinai del traghetto con abnegazione e sacrificio cercano, quando è possibile, di alleviare come possono le sofferenze degli sfortunati, e portano a mano in quattro di loro, i malati e i disabili, pur di non lasciarli nel garage dove vi sono i fumi di scarico delle auto e dei camion”.

“Non si capisce come un datore di lavoro possa chiedere ai propri dipendenti degli sforzi innaturali, gravando gli stessi di pesi e responsabilità, su scale scomode e ripide come quelle delle navi della Caremar, contravvenendo alle normative di sicurezza e igiene sul lavoro dettate dalla legge 626. Molte volte si offre un viaggio in uno stanzino angusto posto al piano garage dove è posta una sedia scomoda e insicura a cui si accede tramite un boccaporto con un dislivello da terra di almeno trenta centimetri”.

All’epoca, per ovviare, ai molti problemi, l’estensore dell’esposto chiedeva dunque che la Caremar, già dotata di navi dello stesso tipo con ascensori, dislocasse una di esse nella tratta con le isole ponziane, fatto questo che non avrebbe creato disagio ai passeggeri campani considerate le numerose motonavi e mezzi veloci presenti.

Antonio Reppucci
Antonio Reppucci

A febbraio dell’anno successivo, 2004, la risposta della Prefettura che nel frattempo si era messa in contatto con la Caremar. “La Caremar – si legge nella nota del poi prefetto Reppucci – ha fatto presente che l’eliminazione delle barriere architettoniche è obbligatoria solo per unità di nuova costruzione, mentre per le navi esistenti le stesse devono necessariamente adeguarsi alle normative di legge solo in caso di grandi lavori di ristrutturazione”.

La conversazione epistolare non si interrompeva qui perchè, ben informato sui fatti, l’architetto riprendeva carta e penna per riscrivere a Prefettura e Ministero nel mese di marzo 2004. E precisava: “Sono a conoscenza che la Caremar ha attualmente in esercizio dei mezzi adeguati a tutte le normative, tra le quali quelle dettate dalla legge 104/92, ma queste sono tutte in esercizio nel Golfo di Napoli”.

Ogni anno queste navi vanno soggette a lavori di manutenzione anche per rilevanti importi e la realizzazione di un’ascensore con solo due fermate potrebbe entrare in una previsione di spesa e non aspettare dei lavori di ristrutturazione generale”, dunque aggiungeva inoltre sulla nave Quirino ancora oggi, nel 2015, in servizio senza ascensore: “Attualmente sulla linea ha già effettuato lavori rilevanti di arredamento nella zona bar e salone di prua quando la legge 104/92 era già operante”.

Caos all'imbarco: arrivano Guardia Costiera e Carabinieri
Caos all’imbarco: arrivano Guardia Costiera e Carabinieri

E considerazione non priva di notevole interesse partendo dalle navi Naiade e Driade precedentemente in servizio sulla tratta: “Le due navi della stessa classe del Quirino, dopo i lavori di adeguamento, quindi anche l’ascensore, sono state dirottate nel golfo di Napoli”, dacché “la realizzazione di un ascensore è tecnicamente possibile e con costi preventivabili in origine”.

Attento alla problematica Reppucci, nell’aprile del 2004, invitava infine la società Caremar “a voler far tenere cortesi elementi di valutazione circa gli eventuali provvedimenti adottati o in corso di adozione”.

Perché, dunque, da allora la situazione non è cambiata? E, soprattutto, perchè chi ha avuto davanti questa situazione per tanti anni, soprattutto chi investiga e dovrebbe tutelare la sicurezza dei trasporti, non ha detto nulla? Allo stato il trasporto dei disabili prosegue nelle stesse modalità in cui veniva effettuato undici anni fa e anche prima.