Ansia per l’alpinista Nardi, disperso sulla montagna “mangiauomini”

Daniele Nardi

Grande e crescente apprensione, per il pontino Daniele Nardi: nessun contatto radio o telefonico da domenica, con l’alpinista di Sezze impegnato in Pakistan nella scalata del Nanga Parbat. Ovvero la nona montagna più alta del mondo, conosciuta anche come la “Mangiauomini” e “la Montagna del diavolo”, per via dei drammi in serie consumatisi negli anni. A decine, gli scalatori mai tornati da quelle cime himalayane.

Insieme a Nardi, nessuna notizia anche dell’amico e collega inglese Tom Ballard, con lui in avanscoperta. I due nell’ultima comunicazione hanno detto di essere a campo 4, a 6mila metri di quota, sulla via del famigerato Sperone Mummery. Poi più nulla.


“Oggi il tempo è buono sul Nanga Parbat – ha scritto questa mattina su Facebook lo staff di Nardi – ma dal campo base non riescono ad avvistare Daniele e Tom”.

Stamane per perlustrare la zona della scomparsa stava per partire un altro esperto alpinista, Alì Sadpara, che doveva giungere in elicottero. Un mezzo rimasto però bloccato a non molta distanza dal campo base per via delle ultime tensioni tra Pakistan ed India.

“Da ieri mattina l’allerta è andata crescendo e si sono attivati tutti i sistemi in caso di intervento”, spiega ancora via social lo staff dell’alpinista disperso. “Questa mattina alle ore 6,30 c’è stato il primo collegamento con il campo base che dopo aver osservato attentamente il percorso e le possibili vie di fuga, come la discesa dalla via Kinshofer, ha escluso la presenza di alpinisti in movimento, le osservazioni sono mantenute costanti.

Si è attivato il sistema di soccorso pakistano chiedendo un elicottero per una perlustrazione sulla montagna. L’agenzia di Nardi in collaborazione con Evk2CNR Pk ha attivato la società Askari, che ha la concessione governativa per l’uso di elicotteri militari per il soccorso civile, e in poche ore si sono concertate tutte le procedure burocratiche tanto che alle 9,30, ora italiana, l’elicottero era pronto al decollo dall’eliporto di Skardu, a 40 minuti di volo dal campo base del Nanga Parbat sul versante Diamir. L’agenzia pakistana aveva peraltro ottenuto l’assenso di Ali Sadpara, alpinista pakistano che ha salito il Nanga in inverno due anni fa, a supportare i piloti nella ricognizione e nell’eventuale azione di soccorso.

Purtroppo, dopo poco tempo, a causa di una emergenza nazionale legata al conflitto tra Pakistan e India, della quale tutte le agenzie di stampa hanno data notizia, lo spazio aereo pakistano è stato chiuso e l’elicottero in stand by a Skardu non è potuto decollare.

Si è infine provveduto a far partire da Islamad l’alpinista pakistano Karim Hayat, compagno di spedizione fino a fine gennaio di Nardi e Ballard, via terra. Presumibilmente potrà raggiungere il base domani sera.

L’Ambasciatore Pontecorvo, attivatosi positivamente fin da ieri sera, ha allertato anche l’ambasciata inglese e insieme stanno chiedendo al Governo del Pakistan l’invio in via eccezionale dell’elicottero al campo base.

Ciò che si legge sui social della spedizione russa riguardo una richiesta di loro intervento si riferisce a un’ipotesi possibile, ma non perseguita e ora decisamente impossibile visto che il campo base del K2 è in Restricted Area rispetto alle zone di possibile agibilità concesse dalla giurisdizione militare che in queste ore sono state tutte chiuse.

Siamo in attesa di notizie dal campo base riguardo possibili movimenti sulla montagna che viene monitorata minuto per minuto con la speranza che l’emergenza militare pakistana possa rientrare e consentire ad Ali Sadpara di raggiungere il campo base prima che faccia buio”.