Caso Lollo, a Perugia otto condanne e tre rinvii a giudizio

Antonio Lollo

Otto condanne, nessuna delle quali superiore ai tre anni e otto mesi di reclusione, tre assoluzioni e tre rinvii a giudizio. Si è conclusa così a Perugia l’udienza preliminare per i protagonisti del cosiddetto “caso Lollo”. E come era apparso evidente già con il patteggiamento accolto in passato per lo stesso giudice, senza troppi danni per gli imputati coinvolti nello scandalo della sezione fallimentare del Tribunale di Latina.

Dopo gli arresti nel 2015 e l’addio alla toga da parte di Antonio Lollo, su quella che è stata la pagina più nera del “palazzaccio” pontino sembra così essere calato il sipario tra pene miti, qualche confisca e pochi risarcimenti per le parti civili.


Messo in carcere e dopo breve tempo ai domiciliari, l’ormai ex giudice Lollo intraprese subito la strada della collaborazione con gli inquirenti, confermando le accuse formulate alla luce delle indagini svolte dalla squadra mobile. Il sigillo a un patto corruttivo stretto con avvocati e commercialisti, garanzia di affari attorno alle procedure concorsuali e a tutto danno di aziende e creditori.

Professionisti nominati e pagati il più possibile perché sempre pronti a dare parte di quelle somme al magistrato che era diventato la loro fortuna.

Lollo dichiarò di “aver sostanzialmente venduto” la sua “funzione di giudice delegato nelle procedure concorsuali e/o incarichi collegati presso il Tribunale di Latina da due anni a questa parte”. Ancora: “Io affidavo stabilmente incarichi a questi professionisti in cambio di denaro o altre utilità”.

Infine, arrivato il momento del processo, la scelta di patteggiare e l’ok a un patteggiamento a tre anni e mezzo di reclusione.

Arrivata la volta di esaminare la posizione di quanti sono finiti accusati di aver collaborato negli illeciti con l’ex magistrato, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Perugia, Piercarlo Frabotta, ha condannato a due anni e mezzo di reclusione l’architetto Fausto Filigenzi, a cui sono stati anche confiscati oltre 174mila euro, a due anni di reclusione, con sospensione condizionale della pena e la confisca di 25mila euro, l’avvocato Luigi Fioretti, e a un anno e due mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena, il finanziere Roberto Menduti, accusato quest’ultimo di essere la “talpa” che dalla Procura di Latina faceva soffiate a Lollo sulle indagini in corso.

Accolte inoltre la richieste di risarcimento avanzata dalla curatela fallimentare della Casale Immobiliare srl e disposto un risarcimento di 20mila euro all’associazione Caponnetto, costituite parte civile, mentre è stata rigettata la richiesta di risarcimento avanzata dalla curatela fallimentare della Costruzioni Paoloni.

Accolte poi cinque richieste di patteggiamento. Ok dunque al patteggiamento a tre anni e otto mesi di reclusione per il commercialista Massimo Gatto, l’unico a incassare una condanna superiore a quella dello stesso Lollo, a tre anni e tre mesi per il commercialista Marco Viola, a tre anni per il commercialista Vittorio Genco, a un anno e mezzo per Antonia Lusena, moglie dell’ex giudice, e a un anno e quattro mesi per Angela Sciarretta, suocera dell’ex magistrato, accusate di collaborare nel sistema di illeciti e che hanno ottenuto la sospensione condizionale della pena. G

atto, Viola e Genco sono stati inoltre interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e si sono visti confiscare i beni loro sequestrati. Disposta poi la confisca di ulteriori 58mila euro per Gatto e 10mila per Genco.

Assolti invece il commercialista Andrea Lauri, l’avvocato Vincenzo Manciocchi e il finanziere Franco Pellecchia.

Per quanto riguarda poi gli imputati che hanno preferito non scegliere riti alternativi, il giudice ha disposto un processo per i commercialisti Raffaele Ranucci e Marco Rini e per l’imprenditore Gianluca Abbenda. La prima udienza per loro è stata fissata per il 14 luglio dell’anno prossimo.

La posizione di altri imputati, coinvolti in vicende minori, come il cancelliere Rita Sacchetti, è stata invece stralciata da tempo, in quanto il gup Frabotta ha ritenuto che per loro non fosse competente a decidere il Tribunale di Perugia, e a decidere sulla eventuale richiesta di un loro rinvio a giudizio sarà la Procura di Latina.