Formia, ristrutturazione “bluff” all’ex Di Donato: anche il Comune bussa al risarcimento danni

(Un momento del sequestro)

Anche il Comune di Formia, proprietario dell’immobile, bussa in tribunale chiedendo i danni per la “ristrutturazione truffa” dell’ex Colonia Di Donato. Lavori mai eseguiti, secondo le indagini che nel gennaio del 2017 portarono al sequestro delle Fiamme Gialle, e che nel tempo avrebbero portato a bruciare qualcosa come 2 milioni e mezzo di euro di soldi pubblici. Doveva nascere un centro regionale polivalente al servizio degli emigranti laziali, facendo al contempo rivivere quella parte del quartiere medievale Castellone, invece si è dato luogo a uno scandalo.


 

Una discussa vicenda che ha visto la Procura di Cassino chiedere il rinvio a giudizio per truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e falsità ideologica nei confronti di sette colletti bianchi. Dito puntato, a vario titolo, sull’ex presidente dell’Ipab Santissima Annunziata, Raniero De Filippis, di Fondi, su Francesco Battista, amministratore della Sacem, società aggiudicataria dei lavori contestati, su Erasmo Valente e Roberto Guratti, responsabili del procedimento amministrativo, Giorgio Maggi, figura di supporto ai responsabili di detto procedimento, Giovanni Falco, direttore del cantiere, ed infine su Andrea Fumi, responsabile della sicurezza.

Un’indagine a quanto pare avviata a partire da un esposto inviato dalla dottoressa Luciana Selmi, attuale commissario dell’Ipab. Istituto che in vista dell’udienza dinanzi al gup ha presentato la costituzione nel processo. Come del resto appena fatto dal Comune di Formia, che nel 2011 diede l’ex Di Donato all’Ipab in comodato d’uso per 25 anni con obbligo di ristrutturare a proprie spese l’intero complesso e adibirlo a centro socio-culturale. Restyling rimasto nel cassetto, fino a quando – erano gli inizi del 2015 – l’istituto non riconobbe di non essere riuscito in quanto richiesto, dichiarando risolto il contratto. Due anni dopo, già subentrata la gestione commissariale, ecco l’indagine e il clamoroso sequestro.

Altamente indicativo per capire le ragioni del Comune di Formia, un passaggio della deliberazione con cui il commissario prefettizio Maurizio Valente ha avallato la richiesta di costituzione di parte civile avanzata dall’avvocatura: “Considerato che a fronte della risoluzione del contratto, e proprio a causa delle condotte contestate, l’immobile non è stato riconsegnato al Comune di Formia, non solo ma l’immobile è stato completamente alterato e per il suo ripristino è necessaria una attività straordinaria ed oltremodo costosa, per cui ad oggi l’immobile risulta inutilizzato ed in condizioni fatiscenti, per di più sottratto all’uso della collettività”.