Il silenzio assordante di Forza Italia in Provincia di Latina, e nel Lazio, seguito all’esito delle elezioni europee di domenica scorsa, aveva un duplice significato. Non si trattava solo come già detto di una calma dovuta ad una evidente sconfitta del maggior partito di centrodestra in Italia. Come dire, solo un silenzio di opportunità. Ma in realtà si stava decidendo come meglio distribuire le risorse interne tra Italia e Europa.
Una sorta di manuale Cencelli rivisitato, che potrebbe portare Armando Cusani in Europa, lasciando chi l’ha preceduto, la senatrice Alessandra Mussolini, in Senato con la prospettiva di un ruolo di maggiore rilievo all’interno del partito.
I vertici provinciali di Forza Italia e i veri manovratori a livello regionale, Giuseppe Simeone e Claudio Fazzone, non avevano digerito l’esclusione del loro top player, Armando Cusani, scelto nonostante una duplice condanna, che oltre 50mila voti li aveva in ogni caso incassati. Meno della Mussolini però, che, nonostante il suo profilo non proprio conciliante, continua ad essere una vera macchina da voti, che attira enorme consenso, e forse per questo più utile a trainare il centrodestra fuori dal baratro nel quale si trova attualmente in Italia, piuttosto che essere “sprecata” in una più larga e dispersiva logica partitica europeista.
Ma la decisone, la senatrice, non l’ha ancora defintivamente presa. Secondo indiscrezioni vicine ai vertici del partito, ci sarebbero circa il 70 percento delle possibilità che alla fine Cusani vada a Bruxelles. La riserva da parte della sentarice dovrebbe essere sciolta nel primo pomeriggio di domani, venerdì.
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