Omicidio Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, nelle carte dell’ex Sismi le prove del traffico di armi e rifiuti

*Il presidente della Camera Laura Boldrini*
*Il presidente della Camera Laura Boldrini*

Sta producendo i primi e sperati effetti la decisione della presidente della Camera, Laura Boldrini, di desecretare tutti gli atti di indagine sul caso Ilaria Alpi, l’inviata del Tg 3 uccisa in un agguato il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, in Somalia, insieme all’operatore Miran Hrovatin. Di alcuni di questi ottomila tra documenti e dossier che i servizi di sicurezza militare, l’ex Sismi, hanno accumulato sui tragici fatti avvenuti esattamente avvenuti venti anni fa è venuto in possesso il giornalista Andrea Palladino che li ha pubblicati nell’ultimo numero del settimanale “L’Espresso”. E nei documenti desecretati presso il bunker di Forte Braschi a Roma c’è, purtroppo, sullo sfondo il ruolo svolto dal porto commerciale di Gaeta in un’inquietante miscellanea di traffico di armi e di rifiuti.

*Ilaria Alpi e Miran Hrovatin*
*Ilaria Alpi e Miran Hrovatin*

Palladino è venuto in possesso di ben 76 fascicoli intestati a Giancarlo Marocchino – l’imprenditore italiano che per primo arrivò sul luogo dell’agguato dopo essere stato espulso dalla Somalia nel 1993 dal commando americano con l’accusa di essere coinvolto in un  traffico di armi; poi riammesso e utilizzato come logista un po’ da tutti – ma anche 73 documenti che interessano personalmente il direttore della compagnia di pesca italo-somala Shifco, Said Omar Mugne. I fascicoli spaziano in un arco temporale che vanno dal 1985 al 1998, tredici anni di attività di intelligence a cui si era aggiunta la brave giornalista della Rai. Il nome di Mugne era annotato sui bloc-notes di Ilaria Alpi così come la compagnia di pesca Shifco.


Nell’intervista a Abdullahi Musse Yusuf, il fratello dell’allora sultano di Bosaso, Ilaria Alpi citò apertamente questa società, che aveva la base italiana presso il porto commerciale di Gaeta. Nelle acque del nord della Somalia uno dei cinque pescherecci della Shifco, la Farah Omar, era stato bloccato il 4 marzo del 1994 dai pirati migiurtini.

*Porto di Gaeta*
*Porto di Gaeta*

E proprio durante i lavori della commissione guidata dall’allora deputato di Foza Italia Carlo Taormina apparvero diversi documenti che ipotizzavano l’utilizzo della compagnia italo-somala nel traffico di armi provenienti dai paesi dell’est europeo e in partenza dallo scalo portuale di Gaeta. Si tratta di un sospetto poi confermato nel 2003 da un rapporto delle nazioni Unite e da un’informativa interna del nostro Ministero degli Interni del 4 agosto 1994 – sei mesi dopo l’agguato di Mogadiscio – secondo la quale nel recente passato  Mugne avrebbe acquistato armi dell’ex Jugoslavia – 300 fucili d’assalto Ak-47 e 250 mila proiettili di piccolo calibro – per essere sbarcate nel porto di Adale vendendole poi al deposto regime somalo di Siad Barre e facendo ritorno in Italia, e sempre a Gaeta, con carichi di pesce”.

Poi ci sarebbe anche la camorra, secondo quanto dichiarato di recente dall’ex collaboratore di giustizia dei Casalesi Carmine Schiavone:  da Gaeta non partivano solo armi ma anche rifiuti. “Nei locali vicino al porto – ha ricordato Schiavone – i somali parlavano. E i nostri uomini, i casalesi, ascoltavano”.

***ARTICOLO CORRELATO*** (L’omicidio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin e gli incroci con il porto di Gaeta – 13 marzo -)

***ARTICOLO CORRELATO*** (Inchiesta dell’Antimafia di Trapani, le pale eoliche di Vito Nicastri sono passate dal porto di Gaeta – 18 aprile 2013 -)