Omicidio Alpi – Hrovatin, indagini in Inghilterra

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

Ci sono ancora i presunti traffici illeciti del porto commerciale di Gaeta nella nuova ed ultima inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Roma sull’omicidio della giornalista del Tg 3 Ilaria Alpi e del suo operatore Miran Hrovratin avvenuto il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, in Somalia. La Procura di piazzale Clodio ha disposto, attraverso i Carabinieri, il sequestro, dell’importante e clamorosa intervista rilasciata alla trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto” al personaggio che sostiene di essere stato pagato per accusare Hashi Omar Hassan di essere l’autore del duplice omicidio di 21 anni fa nella capitale somala. E la Procura di Roma conferma di non aver smesso mai di cercare Ahmed Ali Rage, il somalo soprannominato Jelle, uno dei principali accusatori del connazionale Hassan per gli omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, svanito nel nulla nel 1998 prima di comparire in aula nel processo di primo grado. Le ricerche di intelligence, Interpol e Digos di Roma, oltre a rogatorie in Inghilterra ed in altri paesi europei, non hanno purtroppo mai sortito l’effetto l’auspicato. In particolare, non hanno mai trovato corrispondenza le impronte digitali in possesso della  procura di Roma con quelle dei soggetti rintracciati ed aventi dati anagrafici analoghi a quelli di Jelle.

Ma ora una nuova rogatoria sarà inoltrata in Inghilterra alla luce dell’intervista mandata in onda da “Chi l’ha visto” e registrata, è stato detto nel corso del programma di mercoledì sera, a  Londra. Il quesito che sarà posto dal sostituto procuratore Elisabetta Ceniccola, titolare dell’inchiesta, mai chiusa, sul duplice omicidio avvenuto a Mogadiscio, sarà quello di stabilire se il personaggio che sostiene di essere stato pagato per  accusare Hassan sia lo stesso che viene ricercato dal momento della sua scomparsa.  Ma Jelle, giudicato per calunnia dopo le su accuse e assolto nel 2012, non è l’unico teste contro l’uomo condannato, in via definitiva, a 26 anni di carcere per l’agguato alla troupe del  Tg3.


Ali Mohamed Abdi Said, autista di Ilaria Alpi e Miran  Hrovatin, riconobbe in Hassan uno dei componenti il commando dal  quale partì raffica di kalashnikov contro gli italiani. Agli uffici di piazzale Clodio sono arrivati alcuni documenti e dossier dei nostri servizi secreti militari desecretati di recente dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini.

E sullo sfondo c’è il ruolo svolto dal porto commerciale di Gaeta in un’inquietante miscellanea di traffico di armi e di rifiuti in un arco temporale che vanno dal 1985 al 1998, tredici anni di attività di intelligence a cui si era aggiunta la brave giornalista della Rai. Nell’intervista a Abdullahi Musse Yusuf, il fratello dell’allora sultano di Bosaso, Ilaria Alpi citò apertamente la società Shifco, che aveva la base italiana presso il porto commerciale di Gaeta.

E proprio durante i lavori della commissione d’inchiesta guidata dall’allora deputato di Foza Italia Carlo Taormina apparvero diversi documenti che ipotizzavano l’utilizzo della compagnia italo-somala nel traffico di armi provenienti dai paesi dell’est europeo e in partenza dallo scalo portuale di Gaeta. Poi ci sarebbe anche la camorra, secondo quanto dichiarato di recente dall’ex collaboratore di giustizia dei Casalesi Carmine Schiavone: da Gaeta non partivano solo armi ma anche rifiuti. Nei locali vicino al porto – ha ricordato Schiavone – i somali parlavano. E i nostri uomini, i Casalesi, ascoltavano.