Rubavano codici bancomat e li spedivano nel sud est asiatico

BANCOMATNella serata di ieri 10 marzo, personale della sezione di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Latina ha tratto in arresto due cittadini bulgari, un uomo e una donna T.R.T. e M.V., rispettivamente di anni 28 e 23, residenti nel Comune di Ardea, entrambi con diversi precedenti penali per reati contro il patrimonio. I due sono stati colti nell’atto di asportare dallo sportello automatico bancomat di un’Ufficio Postale del capoluogo un manufatto in plastica (skimmer), notoriamente utilizzato per “catturare” il denaro emesso dallo sportello.

Il reato loro contestato è quello di installazione di apparecchiature atte a intercettare, impedire o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche.


In realtà, da tempo gli investigatori della squadra di Polizia Giudiziaria della Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Latina, nel periodo compreso tra agosto e ottobre 2013 avevano attenzionato il fenomeno che vedeva illecitamente installato all’interno di diversi A.T.M. della provincia di Latina apparecchiature elettroniche per la “cattura” dei codici contenuti nelle bande magnetiche delle carte bancomat di ignari utenti e i relativi codici segreti “Pin”.

polizia-postaleI dati così carpiti venivano trasmessi via internet ai complici che si trovavano in Vietnam e in Indonesia, al momento non ancora identificati, i quali, dopo aver realizzato i cloni delle carte bancomat, perfettamente funzionanti come i supporti originali rimasti nel frattempo nella disponibilità delle singole vittime, li utilizzavano per compiere operazioni di prelevamento bancomat presso gli A.T.M. di alcuni istituti bancari esteri di Denpasar (Bali), Badung (Indonesia) e Hochiminh (Vietnam), causando un rilevante danno patrimoniale a danno delle vittime titolari delle suddette carte di debito.

Numerose le Agenzie Postali interessate e cospicue le somme illecitamente acquisite attraverso l’applicazione del cosiddetto Skimmer.

In particolare, si tratta di un congegno posticcio, sovrapposto a quelli degli sportelli bancomat di volta in volta compromessi, abilmente realizzato con forma, profilo e colorazione identici a quello originale, così da evitare che gli utenti potessero accorgersi della sua presenza.

In effetti, tale skimmer risulta talmente perfetto che si ritiene possa essere stato illecitamente scardinato da uno sportello A.T.M. della stessa marca e modello di quelli compromessi, all’interno del quale, grazie ad affinate tecniche di cesellatura, è stato successivamente nascosto l’apparato elettronico miniaturizzato emunito di microcamera idonea alla ripresa delle immagini appositamente direzionate sulla tastiera numerica del bancomat stesso, così da poter inquadrare e “catturare” le fasi della digitazione dei codici segreti PIN, i quali, successivamente al distacco delle apparecchiature, venivano “scaricati” e abbinati agli altri dati, catturati nei medesimi istanti da un altro congegno (skimmer), idoneo invece per la copiatura dei dati inseriti nella banda magnetica delle carte bancomat.