Condanna definitiva per Di Silvio accusato di detenzione illecita di pistola

corte suprema cassazioneCondanna definitiva per Giuseppe Di Silvio, detto “Ciappola”, accusato della detenzione illecita di una pistola e di ricettazione.

Il giovane era stato arrestato dalla squadra mobile che, nell’ambito delle indagini sulla cosiddetta guerra criminale tra rom e non rom, esplosa a Latina il 28 gennaio 2010 con il tentato omicidio di Carmine Ciarelli, recuperò due armi in un terreno di via Moncenisio, vicino alle stalle utilizzate dalla famiglia di origine nomade e dove sarebbero state anche pianificate una serie di estorsioni. Su una pistola a salve, modificata in una semiautomatica, in grado di sparare cartucce calibro 9, il consulente tecnico della Procura isolò delle tracce biologiche ritenute appartenenti a “Ciappola”. Di Silvio finì così accusato sia di aver detenuto illegalmente la pistola che di averla ricettata. La difesa ha cercato, con una propria consulenza, di dimostrare che il Dna estratto dal materiale biologico presente sull’arma non era con certezza uguale a quello dell’imputato, ma invano.


Il Tribunale di Latina, il 28 marzo 2012, condannò “Ciappola” a due anni e mezzo di reclusione, sentenza confermata il 26 novembre successivo dalla Corte d’Appello di Roma. Giuseppe Di Silvio ha fatto ricorso in Cassazione, ma la Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, condannato l’esponente della famiglia nomade a pagare mille euro di spese alla cassa delle ammende e reso così definitiva la sentenza di condanna.

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