ENERGIA ELETTRICA DALLE CORRENTI MARINE, A FORMIA IL PROGETTO PILOTA REWEC 3

Lungo le coste italiane e nei mari che circondano la Penisola c’è un potenziale energetico enorme che fino a oggi nessuno conosce in dettaglio. Almeno questo è quanto emerso nel corso del Workshop organizzato dall’Enea sulle “Prospettive di sviluppo dell’energia dal mare per la produzione elettrica in Italia”.

Si tratta di numeri da capogiro anche per quanto riguarda i mari italiani. “Considerando in termini piuttosto grossolani, solo dalle onde c’è da attendersi energia pari a quella prodotta da sei centrali nucleari EPR, quelle che sarebbero dovute essere costruite in Italia e che sono state respinte dal Referendum” spiega Marco Marcelli dell’Università della Tuscia.


Ancora maggiore il potenziale energetico sfruttabile dalle correnti marine. “Nel solo stretto di Messina – spiega Vincenzo Artale direttore dell’Unità Tecnica Modellistica Energica Ambientale dell’Enea che ha curato il workshop – si calcola un potenziale energetico che sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno di una città di due milioni di abitanti”.

Anche sotto il profilo delle tecnologie il nostro paese può giocare la sua partita. Diversi sono infatti i progetti di impianti che riuscirebbero a sfruttare questo tipo di energia rinnovabile a costi relativamente contenuti. Uno di questi esempi arriva dal Natural Ocean Engineering Laboratory, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria (Noel) e in particolare dal gruppo di lavoro coordinato da Felice Arena cui partecipa anche Paolo Boccotti che hanno sviluppato il sistema Rewec 3 che vedrà la sua prima istallazione a Formia.

Il sistema si innesta all’interno di una normale diga foranea e sfrutta l’energia delle onde attraverso un sistema di camere che comprimono o espando l’aria in essa contenute per effetto del moto ondoso e quindi fanno azionare delle turbine che, a loro volta, producono energia elettrica. “Il progetto pilota – spiega Arena – dovrebbe essere pronto in un paio di anni nella diga foranea della Marina di Cicerone. Dai nostri calcoli abbiamo stimato che un chilometro di istallazioni di questo tipo, per esempio lungo la nuova diga foranea di Genova potrebbero produrre circa 8.000 Megawattora ogni anno”. Il segreto legato a questo alto rendimento è legato ad un brevetto depositato da Paolo Boccotti che permette di sfruttare in maniera quasi totale, l’intero potenziale energetico racchiuso nelle onde.

“Sappiamo ancora troppo poco in merito al potenziale energetico marino – spiega Vincenzo Artale a www.marescienza.it – dobbiamo continuare a lavorare per verificare non solo il potenziale attuale ma anche quello futuro che emergerà a seguito dei potenziali cambiamenti climatici in atto”. “Ora bisogna spingere sulla ricerca” ha detto l’esperto dell’Enea esortando soprattutto a “fare sistema” ed a “collegare i centri italiani di ricerca con quelli internazionali” Le stime attuali sono intanto considerevoli.

“Il problema – dice Gianmaria Sannino, oceanografo ENEA – è che i dati si riferiscono a modelli elaborati sulla base dei dati acquisiti dalla rete oceanografica dell’Ispra che non sono sufficienti a garantire un dettaglio così ampio”. Solo 15 boe lungo gli oltre 8000 chilometri di coste italiane. “Lungo la costa occidentale sarda – quella che ha il maggiore potenziale energetico di tutte le coste italiane – c’è una sola boa” aggiunge Sannino. Intanto i ricercatori continuano a produrre modelli che descrivono la circolazione delle correnti marine. In particolare nelle aree degli stretti dove i flussi sono sensibilmente più concentrati.

“All’Enea – spiega Sannino – siamo specializzati su questo tipo di modellistica. Abbiamo già fatto per conto del governo spagnolo un modello delle corenti che passano nello Stretto di Gibilterra e ora vorremmo svilupparne uno anche per quanto riguarda lo Stretto di Messina”.

[AGI]

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