Parco dei Monti Aurunci, sì all’abbattimento dei nuovi cinghiali ibridi

Cinghiale fotografato all'interno del Parco dei Monti Aurunci

Sì all’abbattimento selettivo dei cinghiali in esubero all’interno del Parco dei Monti Aurunci ma sotto la guida di un Guardia Parco e non prima che il Direttore dell’Ente abbia proceduto allo studio e alla redazione di un censimento del fenomeno che dovrà essere vagliato positivamente dalla Regione Lazio.

La sede dell'Ente Parco dei Monti Aurunci a Campodimele
La sede dell’Ente Parco dei Monti Aurunci a Campodimele

E’ quanto si apprende al termine della riunione che ha visto incontrarsi, lunedì presso la sede amministrativa del Parco dei Monti Aurunci a Campodimele, i Comuni del Parco, le associazioni venatorie e ambientaliste del territorio, gli Atc, le due province di Latina e Frosinone, la Forestale. Illustri gli assenti, tra gli altri Formia, Fondi e Cassino ma anche Esperia, Pico e Pontecorvo (presenti Itri, Lenola, Campodimele, Spigno Saturnia e Ausonia), nonostante la ormai nota vastità del fenomeno cinghiali che, oltre a mettere in serio pericolo l’ecosistema e la biodiversità del Parco, l’agricoltura nei territori circostanti, pone soprattutto a rischio la circolazione stradale e l’incolumità delle persone.


Cinghiale fotografato all'interno del Parco dei Monti Aurunci
Cinghiale fotografato all’interno del Parco dei Monti Aurunci

I NUOVI CINGHIALI IBRIDI – Al centro del problema, dunque, proprio i cinghiali, sempre più numerosi, migliaia forse, non più o quasi per nulla autoctoni, per la maggioranza una sorta di ibridi nati da accoppiamenti con comuni maiali (e quindi verosimilmente indotti), e che ora si riproducono due volte l’anno invece dell’usuale unica del cinghiale. Un numero crescente e incontrollabile, problema comune ad altri Parchi regionali, e che ora l’Ente intende rendicontare. E, considerata la gravità e vastità del problema riconosciuta da tutti i presenti al tavolo tecnico, ridurre di intensità con uno sfoltimento selettivo a cui, se la Regione darà l’ok, procederanno cacciatori formati all’interno dell’Ente e poi accompagnati nella battuta da un solo cane e da un Guardia Parco con l’unico obiettivo di eliminare i cinghiali non autoctoni: quelli che al momento sembrano essere la maggioranza e che saranno successivamente donati o macellati e venduti previo controllo della Asl. Il tutto secondo la logica, che vale tutt’ora, secondo cui nessuno può sparare liberamente in un Parco.

 

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