Due anni e sette mesi in carcere da innocenti, chiedono 500mila euro a testa

La Corte di Cassazione

Definitiva assoluzione per Alexandru Robert Dumitru, Alexandru Sorin Arnold e Mario Samir Rotaru, accusati falsamente di stupro di gruppo su una minorenne e di aver messo in piedi un’associazione per delinquere, dedita al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, tra Aprilia e Pomezia. La Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso della Procura generale, ha infatti ora reso definitive le assoluzioni.

I tre romeni, difesi dall’avvocato Oreste Palmieri, intendono ora chiedere un risarcimento per l’ingiusta detenzione subita: due anni e sette mesi in carcere da innocenti. E l’avvocato Palmieri punta a 500mila euro di indennizzo per ognuno dei tre. L’errore giudiziario rischia così di costare allo Stato fino a un milione e mezzo di euro.


Una minorenne romena aveva denunciato di essere stata attirata in Italia con la promessa di un lavoro e, una volta giunta ad Aprilia, nel febbraio 2010, di essere stata rinchiusa in una casa, privata dei documenti, stuprata da quattro connazionali, tra cui Dumitru e Arnold, e di essere stata costretta a prostituirsi.

La giovane aveva poi riferito ai carabinieri che il gruppo di romeni sfruttava lei e altre ragazze, messe a battere tra la Laurentina, a Pomezia, e Campoleone, ad Aprilia. Gli stranieri vennero arrestati, ma, davanti al Tribunale di Latina, la minorenne poi ritrattò, sostenendo che viveva a casa di un vicino di Dumitru e gli altri, ufficialmente come baby sitter, che era quell’uomo a farla prostituire e che era stato sempre lui a costringerla a denunciare gli altri. Per i giudici una ritrattazione frutto solo di minacce.

L’11 giugno 2012 Dumitru venne condannato a sette anni e mezzo di reclusione e 30mila euro di multa, Arnold a sette anni e 25mila euro di multa, e Rotaru a sei anni e mezzo e 20mila euro. I tre fecero ricorso e, difesi sempre dall’avvocato Oreste Palmieri, il 7 giugno 2013 vennero assolti dalla Corte d’Appello di Roma, perché il fatto non sussiste, e scarcerati, dopo due anni e sette mesi di galera.

La Procura generale ha fatto ricorso, chiedendo l’annullamento della sentenza di secondo grado con rinvio alla Corte d’appello, e ora la III sezione penale della Cassazione ha dichiarato quel ricorso inammissibile.