CONFISCATI BENI PER 78 MILIONI DI EURO A CIPRIANO CHIANESE

482f4d44c20ba_normalIl Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto la confisca di beni immobili e mobili di proprietà dell’avvocato – imprenditore Cipriano Chianese, ritenuto dagli inquirenti legato da rapporti con affiliati al clan dei Casalesi. I beni confiscati, sottoposti già a sequestro nel dicembre 2006 dal Centro Operativo Dia di Napoli, hanno un valore stimato in circa settantotto milioni di euro. Con il provvedimento di confisca sono stati disposti per l’uomo anche tre anni e sei mesi di sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza, nell’agro aversano, ed è stato disposto il versamento di una cauzione di ventimila euro. I beni confiscati comprendono quote, capitali e beni strumentali di due società, sedici appezzamenti di terreno, sette appartamenti a Roma e Caserta, immobili a Sperlonga e Parete, un complesso alberghiero a Formia, oltre a titoli e contanti del valore di circa venti milioni di euro. Secondo quanto emerso dal provvedimento di confisca, Cipriano Chianese, già arrestato nel 1993 e poi assolto dall’accusa di associazione di stampo camorristico e coinvolto più recentemente in numerosi procedimenti penali e condannato in primo grado per fatti legati alla sua attività imprenditoriale, avrebbe partecipato, con un ruolo di primo piano, all’attività di smaltimento illegale dei rifiuti posta in essere dal clan dei Casalesi. Chianese è l’uomo che aveva intascato direttamente ben trentasette milioni di euro dal commissariato di governo per l’emergenza rifiuti. Cipriano Chianese, avvocato, imprenditore candidato per Forza Italia alle elezioni nel 1994 e non eletto, è il proprietario della Resit, la società che ha venduto al Commissariato di Governo le cave X e Z, discariche abusive nei dintorni di Giugliano, durante l’emergenza del 2003 . Tre anni dopo, nel gennaio del 2006, Chianese finì in galera. Pesantissima l’accusa: estorsione aggravata e continuata, concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo i magistrati il suo impero economico sarebbe cresciuto all’ombra del clan dei Casalesi. I pubblici ministeri antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci chiesero anche l’arresto dell’ex sub commissario per l’emergenza rifiuti, Giulio Facchi, ma il Gip non lo concesse per mancanza di esigenze cautelari, al momento della decisione non era più sub – commissario. La cosa sconcertante è che il commissario aveva stabilito rapporti con Chianese ben sapendo che era già stato al centro di numerose inchieste giudiziarie.