Oggi l’intelligenza artificiale può aiutare i professionisti dell’informazione a raccogliere e analizzare grandi quantità di dati, a creare contenuti personalizzati e interattivi, a monitorare le fonti e le notizie false. Tuttavia un suo utilizzo scorretto può presentare anche dei rischi, come la perdita di controllo editoriale, la violazione della privacy, la minaccia alla libertà di espressione, la responsabilità etica e legale e, non per ultima, la precarizzazione del lavoro. Per questo è importante che i giornalisti siano formati e aggiornati sulle potenzialità e i limiti di questo strumento e al contempo siano consapevoli dei principi deontologici che devono guidare il loro operato.
Se ne è parlato venerdì mattina a Formia, nella Sala Ribaud del Comune, durante il corso professionale per giornalisti intitolato “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”, appuntamento formativo voluto da Ucsi Lazio, Ordine dei giornalisti del Lazio e Ufficio Comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Gaeta, prendendo spunto dal tema scelto da Papa Francesco per la 58ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, il cui messaggio viene diffuso il 24 gennaio, in occasione della memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
FOTOGALLERY a cura di Renato Olimpio
L’appuntamento, che ha visto la partecipazione di quasi cento operatori dell’informazione, è stato introdotto dall’arcivescovo di Gaeta Luigi Vari, dal vicesindaco di Formia Giovanni Valerio, dal presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio Guido D’Ubaldo, dal presidente dell’Ucsi Lazio Maurizio Di Schino e dal segretario dell’Associazione Stampa Romana Stefano Ferrante, quest’ultimo in videocollegamento.
Il corso si è articolato in quattro parti. La prima è stata dedicata alla presentazione del messaggio di Papa Francesco da parte del direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli. La seconda parte ha dato spazio ad interventi di esperti di intelligenza artificiale, giornalismo, lavoro e comunicazione digitale. Per l’occasione sono giunti a Formia Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della stampa italiana; Marco Saccucci e Virginia Miele, assistenti della professoressa Assunta Pelliccio, professoressa di Disegno e comunicazione visiva all’Università di Cassino e del Lazio meridionale; Fabrizio Arnone, giornalista e consulente di editoria digitale e content marketing. La terza parte ha dato invece voce alle testimonianze di giornaliste e giornalisti impegnati nel territorio del Sud Pontino: Graziella Di Mambro, Giuseppe Mallozzi e Simone Nardone hanno raccontato le loro esperienze di professionisti nell’editoria locale e hanno parlato dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul loro lavoro. La quarta sessione è stata dedicata alla deontologia professionale: Andrea Balzanetti, componente del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, ha illustrato i principi deontologici che devono guidare il lavoro giornalistico nell’era dell’intelligenza artificiale. Moderatori dell’incontro sono stati don Maurizio Di Rienzo, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Gaeta, e Alessandra Aprile, giornalista e ufficio stampa del Comune di Gaeta.
«Siamo di fronte ad una rivoluzione epocale, che potrà essere molto utile o molto dannosa», ha detto la segretaria generale della Fnsi Alessandra Costante. «Parliamo – ha aggiunto – di una macchina che si allena all’interno del web e in questo quadro si inserisce la professione del giornalista. Le parole del Papa rappresentano un compendio perfetto di quello che deve fare un buon giornalista e che la tecnologia non può fare: andare, vedere, ascoltare, cercare sul campo le notizie. Ma anche chi fa desk, chi fa i titoli deve metterci creatività, ‘intelligenza umana’».
C’è un uso consentito e un uso «non consentito dell’intelligenza artificiale a cui i giornalisti si devono ribellare. Come? La Fnsi ha chiesto che siano i giornalisti a governarla. Nel momento in cui entra in una redazione chiediamo che venga indicato se e come è stata impiegata. Mentre dalle redazioni deve essere rimossa l’IA generativa», ha proseguito Costante. «Dobbiamo imparare – ha concluso – che la nostra non può essere una professione massificata. Chi lavora in un giornale ha la responsabilità di essere meglio informato dei lettori ai quali si rivolge, altrimenti l’intelligenza artificiale avrà vita facilissima. In ballo non c’è solo la professione giornalistica: ci sono l’informazione e, dunque, la tenuta democratica del Paese».