La legge che in Italia disciplina l’uso della cannabis è la 309/90, nota come legge Iervolino Vassalli. Per tutti coloro che sono interessati ad approfondire l’argomento, è necessario sapere che si rischia l’arresto per il trasporto, l’acquisto, la vendita, la raffinazione, la produzione o la coltivazione di cannabis. La classica azione del farsi una canna, che corrisponde all’utilizzo personale, non viene punito dal punto di vista penale. Tuttavia nel caso in cui si venga scoperti a farsi uno spinello si rischia di incappare in una sanzione amministrativa, che può consistere nella revoca della licenza di guida o in una sanzione di carattere pecuniario.
La differenza tra le droghe leggere e quelle pesanti
In base alla legge Iervolino-Vassalli, la normativa italiana presuppone una distinzione fra le droghe pesanti e quelle leggere. Ne scaturiscono sanzioni penali diverse, in funzione della nozione di dose media giornaliera, che consente di definire la quantità di sostanza che viene detenuta a fini personali. Successivamente la norma è andata incontro ad alcune revisioni dal punto di vista legislativo. In particolare, una sentenza della Corte Costituzionale del 1991 indicava che di per sé oltrepassare il limite della dose media quotidiana non bastava per far sì che si configurasse il reato di spaccio. Due anni più tardi, poi, tramite il referendum richiesto dai Radicali il carcere è stato abrogato per l’uso personale.
La legge Fini-Giovanardi
Un prezioso punto di riferimento per tutti gli appassionati di questo tema è il sito web raskal.shop A proposito, vale la pena di conoscere a grandi linee almeno il contenuto della Fini – Giovanardi, legge che è entrata in vigore 17 anni fa e che ha riunito in una tabella sola tutte le sostanze illecite, come se avessero effetti identici e dannosità equiparabili; ciò ha, tra l’altro, determinato un aumento inevitabile delle pene che si applicano. Per quanto il consumo sia rimasto solo un illecito amministrativo, in base alla Fini – Giovanardi è stato applicato il parametro di quantità massima che possa essere riferita a uso unicamente personale; superata la soglia, scatta in automatico l’accusa di spaccio. Per quel che riguarda la cannabis, la soglia è stata stabilita a 500 milligrammi di principio attivo, che corrispondono più o meno a 5 grammi lordi.
Dopo la Fini – Giovanardi
Curiosamente, otto anni dopo la sua entrata in vigore, nel 2014, la legge Fini – Giovanardi è stata dichiarata incostituzionale, non in riferimento al suo contenuto ma in funzione delle modalità attraverso le quali la legge era stata approvata. Una sorta di apertura si può riscontrare, al giorno d’oggi, in relazione all’impiego della cannabis per uso medico. Ormai è dal 2006 che è stato legalizzato l’uso medico della cannabis: ciò vuol dire che da allora i pazienti che sono in possesso di legittima prescrizione medica hanno la possibilità di andare in una qualunque farmacia autorizzata per comprare la dose che lo Stato gli mette a disposizione. Nel 2016 sono state rese legali la vendita e la produzione della cannabis light. Ci sono, comunque, delle condizioni che devono essere rispettate: per esempio per essere considerate legali le infiorescenze della canapa devono avere un contenuto di THC non superiore allo 0.6%. Al di sotto di tale soglia, infatti, l’erba light non ha effetti psicotropi; pertanto non si può ritenere una droga.
Usare la cannabis si può?
Ma in buona sostanza nel nostro Paese è legittimo usare la cannabis? La risposta è: no, a meno di non essere un paziente con una patologia e, quindi, con regolare ricetta. Nel caso in cui si venga sorpresi a consumare la cannabis per uso personale, per esempio mentre ci si fa uno spinello in un parchetto, non si corre certo il rischio di finire in prigione, anche se comunque ci potrebbero essere delle conseguenze sgradevoli: una multa e la revoca del passaporto e della patente. Non è nemmeno possibile coltivare la cannabis, anche se ciò fa emergere tutto il paradosso di una normativa in base alla quale la cannabis può essere consumata ma non coltivata: il che vuol dire che il prodotto non può essere reperito, almeno da rivenditori legali. Ecco perché i consumatori non possono far altro che rivolgersi al mercato nero della criminalità.