Nuovo anno scolastico, la Gilda Insegnanti: “Si riparte senza docenti”

Intervento della Gilda Insegnanti di Latina sull’avvio del nuovo anno scolastico, la coordinatrice Patrizia Giovannini: "Solo in provincia 50 cattedre di italiano e matematica in balia delle supplenze brevi 
e saltuarie. Prevenzione e investimenti restano inadeguati rispetto alle esigenze"

La coordinatrice della Gilda Insegnanti di Latina, Patrizia Giovannini
La scuola riparte senza tutti i docenti in cattedra. «Nonostante i proclami, anche quest’anno la gestione del personale è stata pessima e la nuova stagione scolastica inizia all’insegna dell’incertezza, senza le misure di prevenzione adeguate né il numero di insegnanti necessario». A poco più di dieci giorni dalla ripresa delle lezioni, la coordinatrice provinciale della Gilda Insegnanti di Latina, Patrizia Giovannini, fa un’analisi amara: «Siamo alle solite. Le promesse sono finite in fumo; sebbene siano stati assunti molti docenti e gli iscritti calino a causa del tasso di denatalità, non si arriverà a coprire con le assunzioni nemmeno il 50% dei posti autorizzati dal Mef e il numero di supplenti resterà incredibilmente alto».

«La situazione in provincia è grave in particolare per alcune discipline, – spiega Giovanninimi riferisco a materie come italiano e matematica, dove già dallo scorso anno si fa fatica a trovare supplenti, soprattutto per assenze brevi. L’Ufficio scolastico regionale, infatti, ha stabilito che una parte dei posti che doveva essere coperta con docenti in ruolo dalle graduatorie dell’ultimo concorso straordinario, sarà accantonata e tolta dal sistema informatizzato che sta assegnando in questi giorni le nomine annuali. Ciò vuol dire che circa 50 cattedre, solo tra matematica e italiano, nelle scuole della provincia di Latina non avranno un docente stabile per tutto l’anno, ma diversi supplenti, a scapito della continuità didattica».

«In due anni sono stati banditi cinque concorsi che avrebbero dovuto risolvere l’annoso problema del precariato e della stabilizzazione dei posti, – continua la segretaria della Gildaeppure ci ritroviamo con un nulla di fatto, con prove concorsuali ancora da svolgere e graduatorie non ancora compilate. Siamo di fronte a un caos addirittura peggiore degli scorsi anni, con procedure inattendibili e fallimentari e diritti di graduatoria calpestati. Basta riflettere un attimo sul concorso ordinario 2020: ancora oggi arrivano segnalazioni di errori nei quesiti scritti somministrati per cui non si può procedere con le prove orali nei tempi utili all’attribuzione dei posti».


Oltre alle difficoltà nella copertura delle cattedre, la sindacalista segnala il problema della sicurezza: «É un azzardo incomprensibile che non siano state previste le misure minime di prevenzione e contenimento del contagio da Covid, come il mantenimento delle mascherine in classe e nei luoghi di assembramento. Tantomeno è stato effettuato alcun intervento sui sistemi di aerazione negli istituti, né si è provveduto all’ampliamento degli ambienti scolastici. Tutto è rimasto com’era prima della pandemia: le scuole restano assolutamente inadeguate dal punto di vista infrastrutturale, nemmeno l’emergenza sanitaria è bastata a indirizzare investimenti su questo fronte. Invece, si vanno investendo milioni di euro in formazione per i docenti: il Pnrr e il decreto Aiuti, sulla scia dell’ultima riforma sul reclutamento (legge n.79 del 2022), introducono la figura del “docente esperto” e una forma di progressione di carriera legata alla formazione professionale piuttosto che agli scatti di anzianità. Un provvedimento che come sindacato abbiamo già bocciato, insieme a tutto l’impianto della riforma voluta dal ministro Bianchi.

Date queste premesse, la Gilda, insieme con gli altri quattro sindacati di categoria, ha richiesto un confronto nazionale unitario con i partiti sulle politiche in materia di istruzione e formazione. Si terrà il prossimo 8 settembre a Roma, «Ci auguriamo – conclude la Giovannini – che si possa trovare una soluzione definitiva alle problematiche aperte nel settore, a partire dalla necessità di investimenti, dal precariato, dalle rivendicazioni sacrosante che hanno portato il popolo della scuola in piazza lo scorso 30 maggio».