Prosciolti, per intervenuta prescrizione, i due medici dell’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina accusati di omicidio colposo per la morte di una paziente, deceduta dopo essere stata operata per un’ernia strozzata.
La Corte di Cassazione, oltre ad annullare senza rinvio agli effetti penali la sentenza di condanna perché il reato è prescritto, ha però annullato la sentenza anche per quanto riguarda gli effetti civili, rinviando il caso, per nuovo giudizio, alla Corte d’Appello di Roma.
Secondo la Suprema Corte, nel processo di secondo grado i giudici hanno mancato di adempiere a un compito fondamentale rappresentato, dopo aver ascoltato il perito, dal necessario esame dei consulenti tecnici di parte, oltre a non aver considerato l’apporto scientifico degli stessi consulenti al momento della decisione.
I chirurghi Giuseppe Pianese e Isabella Palmieri erano stati condannati in primo grado dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota, a otto mesi di reclusione e a pagare una provvisionale di ventimila euro.
Una sentenza confermata in appello.
Secondo gli inquirenti, se la paziente Adriana Meloni fosse stata operata d’urgenza si sarebbe potuta evitare con grande probabilità la morte della donna.
Una convinzione ribadita in aula dai medici legali Silvestro Mauriello, consulente del pm Giuseppe Bontempo, e Daniela Lucidi, consulente dei familiari della vittima, oltre che dai periti nominati dalla Corte d’Appello.
La vittima, una 50enne del capoluogo pontino, nel 2012 restò vittima di un incidente domestico.
Cadendo in casa la donna si fratturò una vertebra e finì in ospedale.
Una volta dimessa, continuando ad avere problemi, il medico di famiglia le diagnosticò un’ernia strozzata e chiese che venisse ricoverata d’urgenza.
La diagnosi venne quindi confermata dal medico del pronto soccorso del “Goretti”.
Ricoverata l’8 maggio 2012, la 50enne venne operata soltanto il 12 maggio successivo e il giorno dopo morì.
I familiari presentarono una denuncia e il pm Giuseppe Bontempo aprì un’inchiesta, affidando una consulenza al prof. Mauriello dell’Università di Tor Vergata.
Quest’ultimo, già in sede di autopsia, ritenne che i due chirurghi imputati fossero responsabili del decesso della paziente, vittima di una necrosi intestinale causata dall’ernia, che avrebbe provocato alla donna uno shock settico e quindi l’acuta insufficienza cardio-respiratoria che la portò alla morte.