Riceviamo dallo scrittore Antonio De Luca, di Ponza, e con piacere pubblichiamo:
Rinasce Ponza dai suoi abissi.
Ogni giorno quello che pensi, quello che scegli e quello che fai, è ciò che diventi, scrive Eraclito. L’isola di Ponza sceglie una nuova rinascita dai suoi abissi. Una nuova Resurrezione appare sull’altare della sua gloria.
La Ponza di Alberto Moravia, Federico Fellini, Ursula Querner, Mario Tarchetti, Gianni Silvestri, e soprattutto di Sandro Pertini, grida un nuovo parto. La Ponza che accolse rifugiati e confinati da ogni parte del mondo chiede giustizia. La Ponza dei nostri nonni, dei nostri padri chiede nuova vita. Un ritorno alla sua storia.
Dalle ceneri, dall’assoluto abbandono di ogni forma di democrazia, dall’esilio morale, dall’orrore che alcuni uomini, i peggiori della sua storia, l’hanno trascinata, umiliata. Una Ponza moralmente esiliata. Abbastanza da avvilire e deprimere ogni essere umano.
Mai sentii tanta amarezza, delusione, sconforto, allarme e disperazione tra i suoi abitanti e i villeggianti di passaggio. Ma oggi, il popolo di Ponza, che ebbe fama e gloria per i suoi naviganti, per le donne che accolsero e curarono le ferite fisiche e morali di quegli intellettuali che la follia mussoliniana portò all’esilio, dice basta.
La Ponza dei suoi uomini migliori e delle donne perbene e virtuose dice basta a questo senso di morte che la attanaglia. La Ponza di quei bambini che vedevo giocare liberi e felici sulle spiagge, per i vicoli tra le case, quei bambini mediterranei, grida libera una nuova vita. Un ritorno alla cultura, alla civiltà, al progresso, alla democrazia, alla conoscenza e alla giustizia. Mai ho ascoltato a Ponza politici così bravi nella conoscenza dello Stato e le sue leggi, nell’eloquenza del loro discorrere, su programmi politici, progetti, sogni e speranze. Tanto da commuovermi e trasmettere alla gente tanta forza e coraggio.
Una piazza Pisacane divenuta una Agorà di Atene. Un discorso politico, di questi nuovi e futuri amministratori, fatto con la chiarezza, l’ardore, la passione e le giuste illusioni. Con l’intelligenza e il coraggio degli anni miei di giovane rivoluzionario, tra le università e le strade di Napoli.
Sembrava di ascoltare uomini come Mario Capanna, Enrico Berlinguer, Giorgio Almirante, Bettino Craxi, Amintore Fanfani. Uomini che se pur di differente estrazione politica, amavano l’Italia e il suo popolo. Uomini che hanno difeso la libertà e la dignità dell’Italia. Così mi sono apparsi questi giovani di Ponza nei loro discorsi politici, aggiungo esistenziali. Perché senza metafisica, senza idee non si va da nessuna parte.
Così mi hanno trascinato in un sogno da realizzare. Una logica filosofica di riflessione in questa piccola società d’isola. Una ripresa a riflettere più a fondo alle cose, al pensiero umano. Dove uomo e natura in questa isola vivono a stretto contatto, quasi spesso a sovrapporsi e identificarsi.
Penso a Platone quando dice: Uomo meschino tu ti devi armonizzare con la natura, non pensare che la natura sia stata creata per te, tu sarai giusto se ti aggiusti alla universa armonia. Ossia sopravviverai se con la natura ci convivi e rispetti le sue leggi. Ma poi arrivò il Cristianesimo e tutto cambia.
La terra va sfruttata. Cambia il rapporto tra uomo e natura. Il Dio giudaico cristiano dice che tutta la natura è stata creata al servizio dell’uomo, per il suo dominio su ogni legge della natura stessa.
Questo è un messaggio antitetico a quello greco. E qui iniziano i guai. Nella nostra piccola comunità dobbiamo pensare ad un nuovo rapporto tra uomo e natura. Altrimenti a lungo andare la stessa natura ci porterà alla fine. Se ora ci dà denaro e benessere, poi ci porterà al mostro stesso annullamento. Allora un nuovo tempo cerchiamo, un nuovo tempo ci aspetta.
Così ora, il popolo di Ponza mi fa pensare che dice basta. Basta ad un sistema in corto circuito. Basta alla non conoscenza delle cose. Basta a certi uomini senza idee o con idee generatrici di morte sociale. Basta a lacchè, voltagabbana, faccendieri di turno, mafiosi e camorristi, basta a ominicchi per le stanze del potere.
Basta ai finti storici, alle falsità di quelli che sboccano inutilità di parole infertili, e di grandezze di solo io. Basta ai quaquaraquà di Leonardo Sciascia. Basta a prostitute del pensiero, e non solo, che offendono e umiliano la nostra terra.
Ritorni ad essere Ponza, isola di vecchi a passeggiare tra i suoi muretti, a raccontarci la loro vita, i loro valori, dei bambini a correre felici, di uomini sognatori a realizzare un mondo migliore. Che non ci siano più ultimi né primi, ma solo persone civili che devono vivere. Che non ci siano più abbandoni e ingiustizie sociali. Siano perseguitati e consegnati alla giustizia tutti coloro che delinquono e creano malessere alla dignità umana.
I furbetti vari e i violenti devono essere allontanati da Ponza. Ponza rinasce dai suoi giovani, dai suoi bambini, dai suoi artisti. A tutti sia dato una mano, una possibilità, affinché la vita abbia un senso e una speranza.
Via dalla nostra isola delinquenti, assassini, e ogni forma di violenza. Ma si accolgono solo persone che portano cultura, virtù, armonia, pace, amore e bellezza. Uomini di ogni colore e di ogni paese senza discriminazioni. La terra è di tutti e Ponza appartiene alla terra. Il benessere sia per tutti. La ricchezza distribuita con la giustizia sociale.
Sia Ponza fucina di Democrazia, dove nessuno sia così ricco da comprare un altro uomo, e nessuno così povero da vendersi, come scriveva Rousseau. Che non sia solo il denaro la sola formula di una vita migliore. Non è il denaro la sola vita. Il denaro sia un mezzo per i propri bisogni e la produzione di beni e non un fine a se stesso.
La politica ritorni a governare la tecnica quindi l’economia, il denaro, e non il contrario. Il fine della vita è il fine dell’economia. L’aumento quantitativo di ogni cosa porta inesorabile alla variazione di qualità del paesaggio in ogni aspetto della vita. Dalla natura al paesaggio umano e intimo dell’anima e della mente.
La cultura e la conoscenza, la riflessione, siano la madre che allatta i suoi figli. La bellezza domini ovunque. La felicità è il solo scopo di vivere. Il dolore sia mezzo di conoscenza alla vita. Il fine ultimo dell’uomo. Nelle rocce, nelle acque del mare, nella storia, così come nella nostra anima e nel cuore, trionfi la bellezza.
Kalos Kai Agatos si sentiva ad Atene, già nel 500 a. C. Bellezza e armonia, affinché la vita convenga vivere. Affinché il pensiero umano possa nascere ed evolversi nella conoscenza. Ponza con queste elezione politiche grida basta a deturpare ed uccidere le proprie bellezze. La propria dignità.
Che sia un nuovo Risorgimento per tutti. Che trionfi la Ponza degli uomini che l’amano con la giusta consapevolezza di essere loro, e solo loro, i custodi di un grande patrimonio che il destino gli affida. Lo Stato, la Repubblica italiana, che anche a Ponza fu pensata dai nostri padri costituenti, sia presente, come prima e più di prima.
Lo Stato accompagni Ponza alla sua rinascita, politica, istituzionale e culturale. Ritorni Ponza ad essere una strada del grande teatro Mediterraneo. La sua identità.
Ritorni Ponza alla sua madre Campania, ritorni a parlare con le sue sorelle isole, Ventotene, Procida, Capri, Ischia.
Un solo popolo, gli Eubei, ci portò la vita. Franco Ambrosino, persona giovane e perbene da sempre, è il nuovo sindaco. E tutti i suoi consiglieri, nessuno sia escluso, siano gli angeli che dovranno traghettare la nostra amata Ponza, per la bellezza e la libertà che il Fato le concede.
Le strade della civiltà Mediterranea. La lettera di Pericle agli ateniesi si faccia monumento all’entrata del Comune, affinché ogni uomo conosca il proprio vivere. Laggiù c’ è Ponza, scrisse Alberto Moravia. Laggiù soffia Moby Dik scriveva Hermann Melville. Laggiù c’è la libertà.
Ma bisogna difendere questa libertà. La libertà non arriva dal cielo. La libertà è un valore voluto e organizzato dagli uomini per una convivenza felice con altri uomini.
Allora penso a Nietzsche. In questa società il Dio è morto, il Dio di Nietzsche, quello che appartiene a tutti, a laici e agnostici. E quindi viene a mancare lo scopo, il futuro non è più una promessa. Manca una risposta, manca il perché alla vita.
Che ci faccio al mondo se il futuro non è più una promessa uno scopo. Qualcosa per cui vivere. Così il futuro non è più promessa, ma si fa una minaccia. Precipitano in un infinito nulla. L’isola omerica che salva Ulisse, cioè l’uomo naufrago, la bara melvilliana che salva Ismaele perché deve raccontare, ci salvi.