Elezioni Ventotene, Adinolfi dopo la batosta: “Controllo paramafioso”. Poi si paragona a Sandokan

A Ventotene non mi ha votato manco il mio cane. Ho tentato un’avventura romantica contro la logica del controllo paramafioso del voto tipico un piccolo centro meridionale e ho perso. Un voto al partito gay, nessuno al PdF”. Così l’aspirante sindaco isolano Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia, dopo la batosta elettorale.

Un pensiero a caldo espresso via social, seguito martedì da un comunicato stampa in cui Adinolfi saluta i ventotenesi anticipando che il proprio impegno per l’isola non si esaurirà: “Non ho ottenuto la vostra fiducia e avete voluto premiare le logiche locali. Nel gioco democratico quando questo accade va accettato. Ventotene però ha bisogno di un rinnovamento profondo e voi lo sapete. Ventotene deve cambiare, perché altrimenti muore nei prossimi vent’anni insieme alla maggioranza dei suoi abitanti. Dunque il mio impegno per il futuro di Ventotene resta intatto e io personalmente, con tutto il Popolo della Famiglia, resto a disposizione per aiutare l’isola a costruire progetti capaci di vederla rifiorire soprattutto demograficamente. Abbiamo vissuto insieme solo la prima puntata di questa storia. Sandokan stavolta è stato cacciato dal vecchio Brooke, ma come nei libri di Salgari tornerà ‘alla riscossa’ e prima o poi su piazza Castello sventolerà la bandiera dei tigrotti pidieffini”.