Assoluzioni e pene ridotte in appello per gli imputati nel processo Coast to Coast. Crollate le accuse di usura ed estorsione.
Era l’estate 2019 quando scattarono gli arresti: un’ordinanza di custodia cautelare di 57 pagine.
Nella requisitoria davanti al gup di Cassino il pubblico ministero Eugenio Rubolino fu molto duro, battendo sulle ipotesi di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, ma soprattutto usura ed estorsione. Per la Procura si trattava di una vera e propria organizzazione criminale.
Il giudice Scalera condannò D.O.A. a 2 anni di reclusione e 6mila euro di multa, D.Z.M. a anni 1 e 4 mesi e D.N.E., giovane imprenditore, che oltre ad imputazioni di droga era anche imputato per il reato di usura ed estorsione quale effetto della condotta usuraia, pur assolto dal reato di usura, a 4 anni.
La IV° sezione penale della Corte di Appello di Roma, presidente Acerra, a latere Mariani e Ghedini Ferri, nonostante la richiesta del procuratore generale di integrale conferma della sentenza emessa in primo grado, dopo un’articolata discussione del collegio di difesa, composto dagli avvocati Gianrico Ranaldi, Vincenzo Macari, Giulio Mastrobattista, Antonio Simoncelli e Matteo Macari, dopo oltre 3 ore di camera di consiglio, ha sensibilmente ridotto le pene. Per D.O. un anno e mezzo di reclusione, per D.Z. un anno, mentre D.N.E., giovane imprenditore formiano attivo nel campo della termoidraulica e, all’epoca dei fatti, dipendente di banca incensurato, che già in primo grado era stato assolto dal reato di usura, è stato assolto anche dal reato di estorsione, dallo stesso sempre negato con forza, con conseguente riduzione pena due anni e mezzo reclusione, già interamente scontata in presofferto.
D.N.E., accogliendo l’istanza dei difensori Macari e Simoncelli, è stato quindi immediatamente rimesso in libertà.
Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza.