Un pezzo di Ponza in terra d’Africa.
Al Cafe des Colonnes di Tangeri, tempio della beat generation, hanno accettato tre copie di ogni libro del poeta ponzese Antonio De Luca, mettendole subito in vetrina, in bella mostra.
Un traguardo importante per De Luca in un luogo che è stato frequentato da Kerouak, Bourrogs, Capote, Tennessee Wuliams, Sartre, Yorsenar, Paul Bowels, Tahaar Ben Jelloun, Bertolucci e tutti quelli che facevano tappa a Tangeri, oltre a Bob Marley, Leonard Cohen e tutti gli artisti in fuga.
E proprio a Tangeri De Luca ha scritto dei versi profondi sui tempi che stiamo vivendo:
Tangeri il labirinto
Il tempo mi trattiene
nell’istante reale del momento
innamorato dell’istante
l’istinto brucia di infinito
la poesia mi assedia
la vita solamente non basta
il delirio
del desiderio e del sogno
la materia il viaggio
una infanzia mediterranea
lo spazio oracolare
ogni cosa un miracolo
appartenere né a un luogo
né all’altro
vivere lentamente
il ritorno a casa
Sono insopportabili ora
questi tempi di adesso
queste maschere
la loro logica
un mondo di macerie
i falsi dei della ragione
preferire l’inutile
restare nell’istante
dove tutto può avvenire
a sovvertire il possibile
vivere nel fondo delle cose
è un’arte
uno stordimento
uno straniamento
la necessità della perdizione
e qualcosa di incomprensibile
può accadere
Tangeri
come un cieco veggente
libera l’esistere inespresso
l’inquieto
è destino la geografia
il passaggio marittimo
il territorio mentale
intorno
questi mari mescolati
e vento quest’oggi
solo vento vento
ho questi pochi versi
al Café de Paris
distinzioni:
la distanza tra me
e il resto dell’uomo
sotto un cielo
senza più dei
che mi si sgretola addosso