Divorziata da 4 anni, ma per l’anagrafe è “coniugata”: la storia

L’incubo della signora di Formia che vuole risposarsi ma risulta ancora coniugata nonostante sia divorziata da ben 4 anni.

La storia di Emanuela Valente ha dell’incredibile, lei non è originaria del sud pontino ma risiede a Formia ormai da tantissimi anni. È separata da 12 anni e divorziata da 4 ma sul certificato di stato civile risulta ancora “coniugata”.


Un impedimento non di poco conto se si considera che la donna, con un post denuncia sui social, ha spiegato di essere madre di un bambino di 5 anni figlio di un’altra relazione iniziata 6 anni fa e che non può sposare il padre di suo figlio per via di un problema burocratico che la continua a vedere come vittima.

Stamane, all’ennesimo tentativo di cercare di scaricare il suo certificato on line dal Ministero degli Interni l’ennesima amara sorpresa con la scritta, lì immutata da dodici anni: “coniugata”. Eppure la donna non è più coniugata e non riesce a togliersi questo fardello di dosso.

Eppure ci ha provato, addirittura vedendosi pubblicare un articolo sul Corriere della Sera a firma di Gian Antonio Stella uno degli autori de “La Casta”, in cui veniva illustrata questa paradossale situazione. L’articolo ha portato alla registrazione dell’atto di divorzio presso l’anagrafe di Roma, cosa che avrebbe dovuto sbloccare la situazione, ma così non è stato. A quanto pare, infatti, nessuna comunicazione è arrivata dal Comune di Formia da fine gennaio scorso, nonostante vari solleciti e diverse pec a cui la signora Emanuela non ha neppure avuto risposta.

Una situazione davvero paradossale se si considera che questo “disguido” con l’anagrafe rende errata anche la situazione della donna per quanto riguarda lo stato civile per tutte le amministrazioni pubbliche compreso l’Inps e l’Agenzia delle entrate, mentre sugli elenchi elettorali compare addirittura con il cognome del suo ex marito.

Incredibile ma vero, un disguido che non può che impattare negativamente sulla vita della donna che vuole semplicemente vedersi riconosciuto un proprio diritto.