Montaquila non può essere giudicato.
Il 47enne di Gaeta, accusato di omicidio preterintenzionale per la morte del 77enne Alessandro Gallinaro, è stato riconosciuto totalmente infermo di mente dal perito Donato Rufo.
Essendo però considerato socialmente pericoloso dovrà restare in un ospedale psichiatrico per non meno di due anni.
A stabilirlo il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Cassino, Alessandra Casinelli.
In base alle indagini svolte dal locale commissariato, mentre l’anziano tornava a casa, cercando di tamponare le ferite, l’imputato chiamò il 113, sostenendo che aveva appena sorpreso un uomo intento a mostrare i genitali ad alcune adolescenti.
Gallinaro venne quindi condotto al pronto soccorso dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia, dove i medici, resisi conto che la situazione era grave, lo trasferirono in eliambulanza all’ospedale “Goretti” di Latina, ma non ci fu nulla da fare.
Gli agenti scoprirono che quella segnalazione ricevuta dal 47enne non sarebbe stata altro che un tentativo di quest’ultimo di costruirsi un alibi e lo arrestarono.
Il giudice ha poi disposto una perizia psichiatrica e il perito ha descritto un allarmante quadro clinico di Benedetto Montaquila, incapace di intendere e volere e socialmente pericoloso.
Valutazioni che hanno indotto sempre il gip a disporre il ricovero di Montaquila in un ospedale psichiatrico, in quelle che ora sono le Rems.
Il pm ha chiesto il proscioglimento dell’imputato a causa della totale infermità di mente, con applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata in ragione della sua persistente pericolosità sociale, da scontarsi in una struttura protetta nel reatino.
Proscioglimento caldeggiato anche dal difensore, l’avvocato Piergiorgio Di Giuseppe.
L’avvocato di parte civile, Vincenzo Macari, ha quindi sottolineato come vi sia nell’ordinamento un imbarazzante vuoto normativo che, se idoneamente colmato, avrebbe potuto vedere salva la vita del povero Gallinaro.
Montaquila infatti, già reo di analoghe condotte violente in passato, ha ottenuto in precedenza un’altra sentenza di proscioglimento per totale infermità di mente ed è tornato libero senza che le autorità sanitarie o amministrative, mancando appunto una norma che obblighi in casi del genere alle cure, siano potute intervenire.
Dagli atti è addirittura emerso che negli ultimi due anni Montaquila aveva liberamente scelto di non assumere i medicinali presso il centro ospedaliero ove si trovava in cura, senza che alcuna istituzione assumesse posizione in merito a possibili recrudescenze di condotte violente.
Si chiedeva in pratica al paziente di determinarsi ad assumere i medicinali nonostante proprio la particolare patologia nella stragrande maggioranza dei casi del genere non consente a chi ne è vittima libera e consapevole determinazione.
Su tale grave vulnus all’interno dell’ordinamento la parte civile si è così riservata di agire in ogni sede, nazionale o sovranazionale, anche per scongiurare che simili condotte possano ripetersi.
Il giudice, dopo una lunga camera di consiglio, ha infine stabilito che Montaquila dovrà restare presso la struttura sanitaria e sotto controllo medico per un periodo non inferiore a due anni.
Il suo caso, trascorso tale periodo, verrà poi rivalutato alla luce degli eventuali progressi.