Omicidio Moro, disposti tre rinvii a giudizio

La Questura di Latina

Tre rinvii a giudizio per l’omicidio di Massimiliano Moro.

Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Massimo Marasca, ha disposto un processo davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina per Ferdinando Ciarelli, detto Macù, Antongiorgio Ciarelli e Simone Grenga.


Il giudice ha invece stralciato la posizione di Ferdinando “Pupetto” Di Silvio, rinviando per lui l’udienza preliminare al prossimo 21 febbraio.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Roma, l’omicidio Moro, il 25 gennaio 2010, fu una ritorsione per l’agguato subito lo stesso giorno da Carmine Ciarelli e un’azione compiuta dai due principali clan di origine nomade di Latina per diventare i capi indiscussi della criminalità in terra pontina.

La nuova inchiesta è stata portata avanti dalla squadra mobile, ripartendo dalla guerra criminale tra rom e non rom di dodici anni fa a Latina.

Determinanti le dichiarazioni dei pentiti Renato Pugliese e Agostino Riccardo e una serie di approfondimenti compiuti dalla Mobile, che portarono agli arresti di Ferdinando Ciarelli, detto Furt, fratello di Carmine, Ferdinando Ciarelli, detto Macù, figlio di Carmine, Andrea Pradissitto, genero di Furt, e Simone Grenga, genero di Luigi Ciarelli, un altro fratello di Carmine.

Moro, esponente della malavita locale, secondo gli inquirenti voleva diventare il capo a Latina e avrebbe deciso di uccidere Carmine Ciarelli e i fratelli di quest’ultimo, Ferdinando e Luigi.

Pugliese ha riferito agli inquirenti che lo stesso Moro gli aveva chiesto se se la sentisse di ammazzare i Ciarelli, mettendo “la dinamite da inizio a fine Pantanaccio”.

Alle 7.30 del 25 gennaio 2010, proprio a Pantanaccio, Carmine Ciarelli venne ferito con sette colpi di pistola e Moro venne subito ritenuto dai Ciarelli e dai Di Silvio mandante dell’agguato, per cui venne arrestato, condannato in primo grado e poi assolto quello che era il suo autista, Gianfranco Fiori.

La sera stessa, nella sua abitazione in largo Cesti, il pregiudicato venne ucciso e dopo i primi quattro arresti, alla luce anche delle dichiarazioni di Pradissitto, sono stati arrestati anche Antoniogiorgio Ciarelli, anche lui fratello di Carmine, “Pupetto”, figlio del presunto boss Armando “Lallà” Di Silvio, e di nuovo “Macù”, che era stato scarcerato dal Riesame.

Per l’Antimafia, in casa di Moro entrarono Macù e Grenga e fu quest’ultimo a freddare il pregiudicato.

Una ritorsione pianificata e organizzata però anche dagli altri.