La consigliera comunale formiana Paola Villa, esponente della civica Un’Altra Città, accende i riflettori sull’ultimo accordo tra l’Azienda sanitaria pontina e la Casa del Sole. Ponendo una serie di quesiti, sia dal punto di vista operativo che economico.
“Con delibera n.2 del 3 gennaio 2022 la Asl di Latina stipula l’ennesimo protocollo organizzativo tra la stessa Asl e la Casa del Sole (struttura sanitaria privata di Formia). Questo protocollo prevede che dal 3 gennaio 2022 al 31 marzo 2022 ‘in relazione all’andamento della situazione pandemica’ si svolgeranno alcune attività chirurgiche no Covid-19: alcuni interventi operatori che dovrebbero essere eseguiti presso l’ospedale di Formia, saranno ‘dirottati’ alla clinica privata.
Un protocollo simile era già stato fatto nell’aprile 2020 dove furono ‘affittati’, con soldi pubblici, una sala operatoria e alcuni posti letto, sempre nella stessa clinica privata. Anche allora si chiede alla direzione generale dell’Asl la rendicontazione di questa operazione, cioè si chiese un rapporto tra costi e benefici, visto che il nostro ospedale soffriva, come soffre anche oggi, di carenze di strutture, personale e fondi da investire.
Leggendo il protocollo, la delibera e il disciplinare operativo clinico-assistenziale, non si comprendono diverse cose. Innanzitutto, ci si chiede chi pagherà le prestazioni alla clinica privata? Sicuramente con soldi pubblici ma, poiché non espresso in modo chiaro, saranno ‘a carico della direzione Medica della DEA I’? Dunque ricadranno sul bilancio della Asl di Latina? O ricadranno sulle voci in bilancio destinate al Dono Svizzero?

Sarebbe inoltre ‘trasparente e utile’ sapere quanto ‘costa’ la sala operatoria affittata e la prestazione privata offerta. La domanda più importante è: se il Dono Svizzero di Formia è stato dichiarato ospedale no-Covid perché si è avuta la necessità di reperire una struttura privata dove eseguire interventi chirurgici no-Covid? Queste sono solo alcune delle domande che sono rivolte innanzitutto alla dottoressa Silvia Cavalli, direttrice generale della Asl di Latina.
Poi è chiaro che sorgono diversi dubbi. Ad esempio, perché la Asl invece di utilizzare le sale operatorie di altre strutture ospedaliere pubbliche, come quelle dell’ospedale di Fondi, peraltro non utilizzate, si affida a strutture private. Oppure meglio ancora, perché la Asl non investe sulle sale operatorie del Dono Svizzero, potenziando sia i supporti strumentali che il personale medico ed infermieristico.
In fine, si ci chiede se i rimborsi previsti dal Sistema Sanitario Nazionale, quelli legati ai DRG (Diagnosis Related Group) ossia ai codici per ogni intervento effettuato, andranno all’ospedale pubblico o alla clinica privata? Insomma possibile che questa Asl non trovi pochi soldi per cambiare le lampade scialitiche delle sale operatorie del Dono Svizzero, e si operi con vecchie luci, ma continui a promuovere tali protocolli e incanalare soldi pubblici verso strutture private, tutte con la scusa della pandemia, del Covid, dei contagi.
Sono passati due anni, nel frattempo è cambiata la direzione della Asl, nel frattempo sono venute fuori le inchieste su ‘concorsopoli’, nel frattempo abbiamo documentato con dati e foto le condizioni del Dono Svizzero (il centro trasfusionale depotenziato, i percorsi promiscui tra Covid e non Covid al pronto soccorso, le carenze strutturali e di personale) ma le domande sono esattamente quelle di due anni fa. E intanto il nostro ospedale resta a testa alta, salva vite e resta a testa alta”.