A Latina, per la prima volta al mondo, potrebbe essere utilizzata una tecnica per togliere in tempi brevi dal reattore dell’ormai ex centrale nucleare la grafite presente e custodirla nel deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.
Un’operazione che sta studiando la Sogin, la società che gestisce gli impianti in cui in Italia si produceva energia dall’atomo, e che viene analizzata anche nella relazione sulle procedure di localizzazione del deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi appena approvata dalla Commissione parlamentare ecomafie.
Molti altri Paesi hanno deciso di lasciare la grafite irraggiata nei reattori anche per più di un secolo.
Sogin però ha da tempo in corso studi e ricerche, anche con la collaborazione di organizzazioni internazionali, sulle tecniche di estrazione della grafite dal vessel e sul successivo condizionamento della stessa, nell’ambito delle attività di mantenimento in sicurezza e decommissioning proprio della centrale di Borgo Sabotino.
Per l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare, inoltre, relativamente alla grafite verrà valutata la possibilità di stoccaggio con i contenitori direttamente all’interno dei moduli del Deposito nazionale anziché nell’area “interim storage”, considerando l’inerzia chimica della grafite e la scarsa rilevanza del contributo alla dose da irraggiamento gamma che non richiede uno schermaggio particolare.
Uno studio ancora in corso.
Quest’anno intanto, sempre a Latina, è entrato in esercizio l’impianto Leco per estrarre e condizionare i fanghi radioattivi.