Condannato l’imprenditore agricolo accusato di sfruttare i braccianti tenendoli anche sotto la minaccia di un fucile mentre si rompevano la schiena nei campi di Sabaudia. E condannato pure un cittadino di nazionalità indiana, ritenuto dagli inquirenti un caporale, parte fondamentale di un sistema infernale per i sikh.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, ha condannato a due anni e mezzo di reclusione Alessandro Gargiulo e a un anno e otto mesi il 36enne Hansra Balwant Singh.
Pene più miti rispetto ai quattro anni di carcere per l’imprenditore e ai 3 anni e 8 mesi per il presunto caporale chiesti dal pubblico ministero.
Una vicenda scoperta due anni fa dal commissariato di Terracina dopo le segnalazioni di cinque lavoratori indiani, che insieme ad altri sarebbero stati minacciati dal datore di lavoro, con tanto di colpi di fucile sparati al loro indirizzo “per spronarli ad accelerare la raccolta e la lavorazione dei prodotti”.
Quando uno dei braccianti avrebbe deciso di mollare, Gargiulo si sarebbe presentato nell’alloggio dei lavoratori e avrebbe iniziato a sparare, senza fortunatamente colpire nessuno, ma puntando a tutti l’arma alla gola.