“Legambiente esprime soddisfazione per essere stata ammessa come parte civile nella fase dibattimentale fissata per questa mattina (ieri, ndr) presso la Sezione Penale del Tribunale di Cassino che vede imputati per reati di inquinamento ambientale, su richiesta del procuratore Emanuele De Franco, accolta dal Giudice dell’udienza preliminare Domenico Di Croce, diciotto imprenditori che operano nel settore della mitilicoltura nel Golfo di Gaeta.“ – afferma Dino Zonfrillo Presidente del Circolo Comprensoriale Sud Pontino di Legambiente – “Dopo il rinvio della udienza del 24 giugno 2021, dovuto ad eccezioni di notifica,” – precisa – “ è stato possibile formalizzare oggi gli atti che hanno portato all’accoglimento delle nostra richiesta.”
“Per dare un segnale forte in questa occasione, ci siamo costituiti con il Presidente Nazionale Stefano Ciafani con procura all’Avv. Diego Aravini del Centro di Azione Giuridica ( CEAG) di Legambiente . Con la scesa in campo del massimo rappresentante nazionale – rimarca Legambiente – abbiamo rafforzato in modo significativo il fronte che sta prestando grande attenzione all’intera vicenda”.
L’inchiesta era partita in risposta a un esposto inviato alla Procura della Repubblica nel 2017 dal Comune di Formia, anche ammesso come parte civile, costituitosi nel processo tramite l’avvocato Domenico Di Russo, che segnalava un grave episodio di inquinamento ambientale in conseguenza della dispersione in mare di decine di migliaia di “reste “– così vengono tecnicamente denominati i retini di plastica multicolore utilizzati dai mitilicoltori nelle varie fasi di accrescimento dei bivalve, riferisce Zonfrillo – rinvenuti maggiormente sulla spiaggia di Vindicio a Formia, ma anche a Minturno e Gaeta e questo sarebbe avvenuto sistematicamente da lungo tempo anche se ad evidenziarlo sono stati alcuni episodi.”
A subire i danni, oltre all’ambiente, – precisa Legambiente – decine di pescatori che persero le loro attrezzature divenute inservibili per un enorme quantitativo di questi dispositivi di plastica rimasti impigliati nelle maglie delle reti da posta. “Secondo ripetute segnalazioni – conclude – si ha certezza che l’episodio verificatosi sulla spiaggia di Vindicio non fosse isolato ma sia solo la punta di un iceberg di grandi proporzioni che ha prodotto gravi danni nel corso degli anni, e lo sta ancora facendo, all’ecosistema marino del Basso Lazio”. Nella successive fasi dibattimentali saranno decisive le indagini affidate alla Guardia Costiera allo scopo di accertare l’estensione, le responsabilità e la durata del fenomeno.