Accusato di falsi per una onoreficenza, finanziere assolto

Assolto per non aver commesso il fatto.

Si è concluso così, davanti al Tribunale di Roma, il processo a un finanziere di Terracina, in servizio nella capitale all’epoca dei fatti, accusato di aver inviato a Palazzo Chigi una lettera falsa per cercare di ottenere l’onoreficenza di commendatore.


Quel documento, firmato dal capo del Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, Ermenegilda Siniscalchi, aveva creato dei sospetti all’Ufficio onorificenze araldiche della stessa Presidenza del Consiglio.

Era stata avviata un’indagine e il militare, un vicebrigadiere, era stato interrogato prima dall’Ispettorato di Polizia di Palazzo Chigi e poi dai carabinieri di Terracina.

Aveva negato le accuse e detto che un suo collega del comando generale si era offerto di farsi portavoce presso la Presidenza del Consiglio per fargli ottenere l’onoreficenza, precisando di non avere più da tempo accesso a Palazzo Chigi, avendo svolto servizio in quella sede soltanto dal 1996 al 2012.

Il finanziere, tramite il suo legale, l’avvocato Maria Antonietta Cestra, aveva poi specificato alla Procura di Roma che l’onoreficenza oggetto dell’indagine non porta alcun vantaggio economico ed è solo un riconoscimento del proprio valore morale, per cui non avrebbe avuto senso cercare di ottenerla con l’inganno.

Il finanziere era stato comunque mandato a giudizio e ora è arrivata la piena assoluzione.

Gli stessi funzionari di Palazzo Chigi, chiamati in aula come testimoni, hanno specificato che è impossibile accedere ai loro uffici senza una chiara identificazione.

La firma sulla lettera incriminata non è poi mai stato accertato essere apocrifa e la missiva aveva delle caratteristiche particolari.