Durante la prima guerra mondiale c’era il forte timore che le grotte di San Felice Circeo potessero essere utilizzate come depositi di carburante per rifornire dirigibili e sommergibili nemici e le proprietà degli Aguet erano tenute sotto stretta osservazione da parte della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri.
La scoperta è stata fatta nei mesi scorsi presso l’Archivio di Stato di Roma dal giornalista Lorenzo Grassi, fondatore del network italiano Bunker e Rifugi Antiaerei e che con le sue ricerche, insieme all’Associazione Sotterranei di Roma, ha permesso di recuperare e riaprire al pubblico nel 2014 il bunker e i rifugi antiaerei di Villa Torlonia.
Il 15 giugno 1915 dalla Regia Prefettura di Roma partì un telegramma espresso indirizzato al Sotto Prefetto di Velletri, nel quale il Prefetto scrisse: “Mi viene segnalato che nelle paludi pontine e presso la spiaggia del mare, forse in territorio di Terracina o di San Felice Circeo, un signore di nazionalità tedesca ha in affitto un terreno ove trovansi moltissime grotte che si presterebbero assai bene a deposito e rifornimento di benzina e petrolio per motori sia di apparecchi aerei che di nave. Le raccomando fare accertare e riferirmi con la massima urgenza”.
Il 3 luglio 1915 la Regia Sotto Prefettura di Velletri rispose alla Regia Prefettura di Roma con una lettera, che ha per oggetto “Rifornimento sommergibili nemici”.
Il Sotto Prefetto di Velletri scrisse: “In risposta al telegramma espresso contraddistinto si ha il pregio di partecipare alla S.V.ILLMA che in territorio di Terracina, presso il litorale non esistono grotte. In S. Felice Circeo il noto suddito tedesco – attualmente residente in Svizzera – Richter Paolo ha una proprietà in cui non esistono grotte ed altri nascondigli adatti per depositi di benzina e petroglio. Sulla costa di S. Felice Circeo vi sono tre grotte che trovansi nella proprietà del barone Aquet (Aguet, ndr) Iames fu Giovan Paolo, nato il 10 settembre 1848 a Firenze da oriundi svizzeri francesi, domiciliato a Roma via Due Macelli n. 9. Tali grotte sono sotto la sorveglianza della Regia Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri Reali del luogo, per cui non è possibile vi vengano impiantati depositi di benzina e petrolio per rifornimento di apparecchi aerei e di mare”.
Un pezzo di storia tornato alla luce.