Il Lazio ad un passo dall’ “immunità di gregge” e dalla “zona gialla”? Facciamo chiarezza

La pandemia da Covid-19 è tornata a pigiare sull’acceleratore, lo dicono i numeri a livello nazionale, quelli locali e il famoso e preoccupante indice Rt che continua a risalire.

In realtà i numeri nazionali potrebbero anche dire altro – ma bisognerà vedere cosa accade nei prossimi giorni -, infatti, i dati mostrano una crescita che sembrerebbe non esponenziale dei contagi a cui va sommato l’aumento, ma senza una vera impennata, di ricoveri e decessi come nelle precedenti ondate, molto probabilmente grazie all’avanzata della campagna vaccinale che raggiunge un numero sempre maggiore di persone.


D’altro canto, però, la continua crescita delle persone immunizzate con doppia dose da una parte che lascia ben sperare per il proseguo dell’emergenza, non fa dormire sonni tranquilli per il futuro: le percentuali alte della campagna del Lazio, e gli stessi numeri, lasciano il tempo che trovano e parlare di “immunità di gregge” sembra abbastanza errato.

Nelle scorse ore, infatti, l’assessore alla sanità del Lazio Alessio D’Amato ha parlato dell’anticipo del raggiungimento della soglia del 70% della popolazione adulta che avrà concluso il ciclo vaccinale. La data papabile entro quando ciò avverrà è prevista per lunedì 2 agosto, in anticipo anche rispetto alla fine della prima settimana del mese caldo dell’estate. Dall’altro canto, numeri positivi alla mano non si può di certo parlare di immunità di gregge. Lo dicono i numeri dei contagi, che seppur sembrano rallentare non cadono di certo a picco, ma lo conferma anche variante Delta e soprattutto la popolazione di riferimento nella percentuale, si parla di “popolazione adulta”, a cui probabilmente si devono sommare gli over 12 e soprattutto la platea degli under 12, per i quali ancora non c’è alcun vaccino approvato per il nostro Paese. In più, con la variante Delta che si attesta a diventare dominante, l’alta carica virale e soprattutto l’altissima trasmissibilità, è molto probabile che la percentuale da raggiungere per l’immunità di gregge è molto più alta del 70% (e parliamo dell’intera popolazione, comprese anche le fasce d’età al momento non vaccinabili).

Come se non bastasse anche sulla conclusione della campagna vaccinale bisogna poi aggiungere dei giorni dopo la somministrazione dei sieri in cui si arriva ad una buona dose di copertura, che nel cartello sottostante redatto qualche tempo addietro da “Il Giorno” come fonte dell’Agenzia Italiana per il Farmaco, parlavano di “immunizzazione”, ma che oggi sappiamo non è proprio così.

Infatti, sappiamo che si può contrarre il Sars-Cov-2 anche se si è sottoposti al vaccino e ci sono delle possibilità che si possa anche contagiare altre persone, ma è altrettanto vero che si hanno molte più scarse possibilità di finire in ospedale e possibilità molto remote di essere intubati o addirittura di morire, in caso si è concluso l’iter con uno dei sieri autorizzati.

Malgrado la campagna vaccinale corra, corre anche il virus, così, dal monitoraggio settimanale si fa largo lo spettro che il Lazio, insieme ad un altro paio di regioni italiane quali Sicilia e Sardegna, possa finire in “zona gialla” entro un paio di settimane – a ridosso di Ferragosto – se i numeri non mostreranno una vera inversione di tendenza.

Sembra paradossale che con il Lazio che si appresta a raggiungere come prima regione italiana la percentuale fatidica del 70% della popolazione immunizzata il virus corra comunque. Ma senza rischiare di dare adito a chi è scettico sui vaccini, va riscontrato come la quasi totalità delle persone ricoverate con sintomi Covid (e dunque coloro che rientrano nei parametri che rischiano di mettere sotto pressione la rete ospedaliera e dar vita a conseguenti restrizioni), sono persone che o non hanno aderito alla campagna vaccinale o non l’hanno conclusa. A dimostrazione che probabilmente, se si vuole avere la speranza di tornare ad una normalità il più simile possibile al periodo pre Covid, bisogna vaccinarsi e bisogna farlo il prima possibile.