Definitive le due condanne per l’omicidio del 48enne apriliano Luca Palli.
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi degli imputati e confermato così la condanna a 30 anni di reclusione sia per Massimiliano Sparacio, 50enne di Aprilia, che per Vittorio De Luca, 36enne di Anzio.
A condannare i due è stato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, con una sentenza avallata prima dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma e poi dalla Cassazione.
Palli, noto alle forze dell’ordine e dipendente della Multiservizi apriliana, venne ucciso il 31 ottobre 2017 in via Mazzini, ad Aprilia.
Venne invitato ad uscire da un vicino bar, dove stava prendendo un aperitivo, e freddato con tre colpi di pistola calibro 38 special, esplosi da una 357 Magnum.
Indagando, nel giro di un mese, grazie anche all’analisi delle immagini di sorveglianza della zona e ad alcuni testimoni oculari, i carabinieri arrestarono De Luca e Sparacio.
Secondo gli inquirenti sarebbe stato De Luca ad attirare Palli in trappola e Sparacio a far fuoco.
Gli investigatori ritengono che vi fossero degli attriti tra la vittima e gli arrestati.
Palli, due anni prima, era stato denunciato da Sparacio per screzi personali.
Quest’ultimo aveva poi iniziato a lavorare in un altro bar ad Anzio, dove aveva conosciuto De Luca.
I due avrebbero infine pianificato l’omicidio.
Nello specifico, tutto sarebbe nato dalla decisione di Sparacio di licenziare, già tra il 2014 e il 2015, la fidanzata della vittima, da cui era sorto un contenzioso per un debito nei confronti della donna di circa 30mila euro.
E le giustificazioni degli imputati, sia quella che volevano solo dare “una lezione” a Palli che quella della legittima difesa non hanno retto.
La premeditazione è stata infatti confermata, come evidenziato dalla Cassazione nelle motivazioni della sentenza, pure da un “colpo di grazia” esploso contro la vittima, già a terra e inerme.