Come sarà l’artigiano del domani

Foto di Juraj Varga da Pixabay

Il futuro ha già preso forma da qualche anno ormai, ma nonostante il suo aspetto sia rivoluzionario al punto da apparire quasi fantascientifico, in realtà è da considerarsi ancora in embrione. Di cosa stiamo parlando? Ma dei cosiddetti Makers ovviamente, da non confondere assolutamente con la gran quantità di hobbisti che pubblicano video in rete e che si autodefiniscono maker solo per ottenere maggiore visibilità.

La parola inglese maker, infatti, si può tradurre con le parole: costruttore e fabbricante, ma in senso fai da te più che professionale; a partire dai primi anni del 2000, però, makers è diventato un termine colloquiale per indicare gli appartenenti a una nuova subcultura, anche se sarebbe meglio definirla controcultura, che è nata negli Stati Uniti d’America e che si è rapidamente diffusa in tutto il mondo: quella dell’artigianato digitale.


 

Chi sono i Makers?

L’artigiano digitale è, per definizione, colui che svolge attività di bricolage a livello generale, avvalendosi però di tecnologie all’avanguardia. I suoi campi di interesse, quindi, non si limitano soltanto a quelli più convenzionali dell’artigianato tradizionale, come la lavorazione del legno e dei metalli, ma si espandono includendo la realizzazione di progetti che richiedono l’apporto dell’elettronica, dell’ingegneria, della robotica, dell’informatica, della stampa 3D e delle macchine a controllo numerico computerizzato.

Proprio per questa ragione l’artigianato digitale offre nuove e numerose opportunità a livello occupazionale, ragion per cui sta avendo presa sulle nuove generazioni; i giovani vengono ispirati da siti come espertoutensili.com, dove si possono trovare articoli di interesse tematico sul bricolage, incluse le guide sulle materie prime, sugli utensili manuali e su quelli a motore, e poi scoprono la vastità di questo mondo che abbraccia anche quello artistico e si fonde con le nuove tecnologie.

L’integrazione con il mondo digitali è un passo naturale poi, soprattutto per le nuove generazioni che sono cresciute dialogando fin dalla più tenera età con i computer e i dispositivi Smart.

 

L’etica DIY e la controcultura dei Makers

Come per il fai da te tradizionale anche l’artigianato digitale è basato sull’etica DIY, quindi ha una forte connotazione anticapitalista e tende principalmente verso l’autosufficienza; non a caso in questo settore i makers hanno cominciato a operare una vera e propria rivoluzione industriale a partire dal basso, cambiando drasticamente i modelli economici e il panorama del mondo del lavoro.

Il principio dell’etica DIY secondo il quale è possibile acquisire competenze e manualità per svolgere da soli il lavoro dei professionisti, si applica anche alla controcultura dell’artigianato digitale; quest’ultima, infatti, è strettamente legata al movimento dei software Open Source, ovvero gli applicativi a codice sorgente aperto sottoposti a licenze libere, come per esempio le distribuzioni GNU/Linux e la piattaforma elettronica Arduino.

 

L’importanza di Arduino nell’artigianato digitale

Arduino è il nome dato a un progetto sviluppato nel 2005 da alcuni membri dell’Interaction Design Institute di Ivrea, e nella fattispecie si tratta di una piattaforma hardware costituita da una serie di schede elettroniche intercambiabili dotate di un microcontrollore con apposito software, nata come strumento per la prototipazione rapida.

Sia gli schemi dei circuiti che compongono l’hardware sia i codici del software Arduino sono distribuiti liberamente, questo ha fatto sì che negli ultimi quindici anni la piattaforma assumesse un ruolo centrale non soltanto nella didattica educativa, all’interno degli istituti tecnici e industriali, nelle università e nei corsi di formazione professionale privati, ma anche in ambito hobbistico e professionale.

 

La crescita del fenomeno a livello mondiale

Accedendo al bacino Open Source per integrare le nuove tecnologie digitali alla tradizione e avvalendosi di quel poderoso strumento di comunicazione globale che è internet, i makers hanno la possibilità di condividere le proprie esperienze con altri artigiani digitali in tutto il mondo.

Il movimento Maker è in netta crescita e fin dal 2005 può contare su una pubblicazione mensile edita in USA, la rivista Make, nonché sul blog ufficiale Boing Boing; a partire dal 2006, inoltre, ogni anno si tiene un evento organizzato dalla rivista mensile Make, il Maker Faire, che fino a oggi ha attirato una media di 65.000 visitatori per ogni edizione.

Ma il Maker Faire non è l’unico evento internazionale collegato al movimento dell’artigianato digitale, non bisogna infatti trascurare il Maker Faire Africa, che è l’edizione annuale specifica per il continente africano.

L’Italia è attiva in questo movimento già dalle sue origini, visto che dal 2005 si svolge ogni anni, a Venezia, l’End Summer Camp, un evento a ingresso gratuito dedicato alle piattaforme hardware e software Open Source, mentre nel 2012 si è svolta a Roma la prima edizione dell’evento World Wide Rome, al quale hanno partecipato diverse personalità di spicco del movimento Maker nonché uno dei progettisti del team Arduino.

Foto di Juraj Varga da Pixabay