Marijuana coltivata in Calabria e utilizzata per rifornire le piazze di spaccio di Latina e Roma. Un affare ricco tanto per la criminalità calabrese quanto per quella pontina. Questa la tesi sostenuta dalla Dda di Reggio Calabria e dai carabinieri che, il 31 maggio 2019, con l’operazione denominata “Selfie”, arrestarono 13 persone, tra cui i pontini Alfredo Celani, l’allora compagna di quest’ultimo, Arianna Ramiccia, Massimiliano Tartaglia e Adamo Fiasco.
Un’indagine che ha portato a un processo che si è ora concluso con condanne pesanti, partendo da quella di Celani.
Il giudice per l’udienza preliminare Stefania Rachele ha condannato 21 imputati.
Venti anni di reclusione per il latinense Celani, che nel capoluogo pontino avrebbe gestito una sua rete di spaccio. Stessa pena per il calabrese Michele Carabetta, considerato dagli inquirenti un uomo di fiducia del boss Antonio Pelle, non coinvolto nel processo “Selfie”.
Sette anni e mezzo di reclusione invece per Arianna Ramiccia e assolto Tartaglia. Fiasco, di Sermoneta, infine, ha optato per il patteggiamento.