Il caso Dirty Glass approda in Cassazione e viene inferto un colpo al castello accusatorio.
A fare ricorso alla Suprema Corte sono stati gli imprenditori Antonio e Gennaro Festa, di Napoli, a giudizio nel filone principale del processo scaturito dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Roma, che ha ipotizzato la realizzazione di un sistema criminale fatto di reati in materia fiscale e tributaria, violazioni della legge fallimentare, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco.
I due imputati hanno impugnato l’ordinanza con cui il Riesame ha confermato per loro i domiciliari disposti a settembre dal gip presso il Tribunale di Roma.
Secondo gli inquirenti, i Festa, quali amministratori di fatto della società CR Logistic, dopo avere commesso reati di natura tributaria, avrebbero veicolato 254mila euro dalla società alla Ferrocal s.r.l. mediante un contratto preliminare di compravendita simulato, e trasferito la somma nelle casse di altra società e infine in favore della Italy Glass spa, una società considerata riconducibile all’imprenditore Luciano Iannotta, di Sonnino, ritenuto il principale artefice del sistema criminale.
I ricorsi dei due imprenditori sono stati però accolti, l’ordinanza annullata ed è stato disposto un nuovo pronunciamento del Riesame.
Per la Cassazione, relativamente alla CR Logistic, “il Tribunale ha erroneamente affermato che sarebbe priva di rilievo la circostanza che la somma possa essere stata accumulata mediante evasione fiscale non penalmente rilevante”.
Da verificare, in definitiva, se sussiste l’ipotesi dell’autoriciclaggio.