Covid e rientro a scuola, il personale chiede maggiori misure di sicurezza

Ai giorni precedenti la sospensione del vaccino AstraZeneca, stando ai dati riferiti all’ultimo tavolo regionale e pubblicati sul sito Salute Lazio, nella Regione erano stati vaccinati circa 47mila tra docenti, personale della scuola, personale dell’università e degli asili nido”.
Un numero insufficiente considerato che solo i docenti delle scuole pubbliche del Lazio sono circa 77milaafferma la coordinatrice della Gilda Unams di Latina, Patrizia Giovannini. Con lo stop precauzionale dei vaccini dedicati, la situazione si è ulteriormente aggravata anche rispetto alle prenotazioni, “che restano inferiori alle previsioni” sottolinea la segretaria del sindacato pontino.
E’ vero anche che oltre all’insufficienza delle vaccinazioni manca ad oggi un’adeguata messa in sicurezza rispetto alle varianti purtroppo presenti sul nostro territorio. “Si dovrebbero prevedere nuove misure di distanziamento negli istituti – sostiene Giovannini – in particolare negli ordini di scuola dell’infanzia e secondaria di II grado, dove neanche il metro buccale è stato sempre rispettato. Mancano ancora dispositivi di protezione adeguati quali mascherine FFP2 e presidi medici nelle scuole che garantiscano le funzioni di prevenzione, vigilanza, intervento e supporto. Questi stessi presidi, tra l’altro, potrebbero occuparsi della vaccinazione di tutto il personale scolastico direttamente negli istituti”.
Secondo la Gilda Insegnanti sarebbe poi necessario un investimento negli organici che consentisse di sfollare le classi. Proprio in questi giorni si comincia a lavorare alla definizione degli organici docenti per l’anno scolastico 2021-2022 e alla formazione delle nuove classi, sempre secondo le disposizioni del DPR 81/2009: “Nonostante il peggioramento della situazione pandemica – spiega Giovannini – il Ministero e la Regione continuano ad operare secondo i precedenti parametri che prevedono la costituzione di classi con un numero minimo di 27 alunni fino ad un massimo di 31, anche alla presenza di disabili sia pur non gravi”.
Alla luce di così tante carenze – conclude la sindacalista – diventa un azzardo infruttuoso tornare alla didattica in presenza. E’ vero che una parte di genitori e alunni chiede di riprendere le lezioni in aula anche in zona rossa, ma ci sono altrettanti studenti, famiglie e dirigenti scolastici che preferirebbero rimanere in Dad. Sicuramente la didattica a distanza andava incentivata e resa accessibile a tutti su tutto il territorio. Non è stato ancora fatto, tuttavia in questa situazione di emergenza complicata dalle varianti e di mancato adeguamento delle misure di sicurezza, la Dad resta ahimè l’unica strada percorribile”.