Nuovo processo per l’imprenditore ed ex presidente della Confartigianato di Latina, Luciano Iannotta.
Considerato dall’antimafia l’organizzatore di un sistema criminale che riciclava anche il denaro della camorra e che aveva al proprio servizio investigatori e 007 corrotti, al centro dell’inchiesta denominata “Dirty Glass”, l’imputato questa volta è stato mandato a giudizio con l’accusa di bancarotta fraudolenta ai danni della Ferrocem Prefabbricati srl, società coinvolta in una delle operazioni di compravendita del cosiddetto Palazzo del Vescovo, l’immobile di via Mameli in cui inizialmente aveva investito la stessa curia vescovile e che ha avuto una storia particolarmente tormentata.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, ha disposto un processo e la prima udienza è fissata, davanti al Tribunale di Latina, per il prossimo 16 settembre.
A giudizio, insieme a Iannotta, sono inoltre finiti il suo commercialista, Paolo Fontenova, Loreta Ottocento, Gianni Trovini, Miro Lepore e Annunziata Pennacchia.
Vincenzo Cosentino, già amministratore della Key e secondo la Dda vittima di estorsione da parte di Iannotta, che avrebbe inviato a bussare alla porta dell’imprenditore il clan Di Silvio, ha invece definito la vicenda con un patteggiamento a 2 anni e 2 mesi di reclusione.
La licenza edilizia per il Palazzo del Vescovo venne rilasciata nel 1968, ma l’immobile finì ben presto inquadrato come il frutto di abusi edilizi e sequestrato alla società proprietaria, la “Dom”.
Ottenuta nel 1999 una concessione in sanatoria, la società nel 1999 vendette l’immobile, ormai ridotto a un rudere, alla Alca Immobiliare srl, che lo cedette a sua volta alla Latina Investimenti srl.
Il 3 luglio 2006 il Palazzo del Vescovo venne quindi venduto alla Mameli Immobiliare srl, che il 14 ottobre 2008 si sciolse per fusione mediante incorporazione nella Ferrocem Prefabbricati srl.
L’edificio infine finì alla Immobil trading.