Una maestra di Latina, Maria Concetta Majmone, ipovedente grave, sarebbe stata lasciata sola durante una prova di evacuazione della sua scuola e, costretta a seguire un percorso obbligato con 24 scalini, ad aiutarla sarebbe stata solo un’alunna di dieci anni.
Davanti a quella scena immobili, a quanto pare, due colleghe e una collaboratrice scolastica.
Un episodio avvenuto nell’istituto comprensivo “Vito Fabiano” di Borgo Sabotino, che alla richiesta fatta dall’insegnante di accesso agli atti, per fare chiarezza su una simile vicenda, avrebbe risposto negativamente, costringendo la maestra a dare battaglia per sei anni nelle aule della giustizia amministrativa.
Ora, però, riconosciute le ragioni della Majmone, il Consiglio di Stato ha anche condannato il Ministero dell’istruzione a pagarle oltre 14mila euro per le spese che ha dovuto sostenere.
I giudici hanno stabilito che l’istituto scolastico non aveva predisposto le misure previste dalla legge in favore dei lavoratori disabili, come l’ubicazione delle classi per loro al piano terra, in una scuola priva anche di ascensore, e non aveva nominato un assistente per le situazioni di emergenza.
Il Consiglio di Stato, in prima battuta, ha quindi condannato l’amministrazione scolastica a mettere a disposizione di Maria Concetta Majmone gli atti richiesti e a pagare in suo favore le spese di giudizio e gli oneri accessori. Ma la stessa Amministrazione ha continuato a ignorare quel provvedimento.
L’insegnante ha così fatto un altro ricorso, affinché venisse eseguita la sentenza e, una volta nominato un commissario ad acta, ha ottenuto i documenti richiesti.
Per ottenere l’esatta esecuzione di quanto disposto dai giudici, la Majmone si è dovuta infine rivolgere altre due volte a Palazzo Spada.
“Risulta – viene sottolineato nell’ultimo provvedimento del Consiglio di Stato – nonostante le plurime sentenze di questo Consiglio di condanna al pagamento delle spese del giudizio, il persistente inadempimento dell’amministrazione. La Sezione pertanto, a fronte di tale inerzia, nomina, quale commissario ad acta, il Ragioniere territoriale dello Stato di Roma competente, con possibilità di delega, che dovrà provvedere a dare esecuzione a quanto disposto”.
“Certamente biasimevole l’accaduto, anche perché la gravità di un comportamento scorretto non si misura solo dalle sue conseguenze – dichiara la maestra – ma anche dal ruolo ricoperto nella società da chi lo pone in atto. La Scuola, che dovrebbe diffondere e garantire i diritti di operatori e di utenti, non solo, in questo caso, non ha ottemperato ai suoi doveri, ma è giunta perfino a disubbidire ai provvedimenti dell’autorità giudiziaria“.
Ora però con la nuova dirigenza la situazione nella scuola sarebbe cambiata.
“Fortunatamente – assicura proprio la Majmone – ci sono dirigenti che operano convintamente e fattivamente per il rispetto dei suddetti diritti, tenendo alto così il nome dell’istituzione scolastica”.