Condanne confermate per Gennaro Amato e gli altri pontini che rifornivano di droga un’organizzazione criminale con base operativa nel quartiere San Lorenzo, a Roma.
La sentenza è stata resa definitiva dalla Corte di Cassazione, respingendo i ricorsi degli imputati.
Era il mese di gennaio di tre anni fa quando, al culmine di un’indagine portata avanti dalla Guardia di finanza, il gip del Tribunale di Roma, accogliendo la richiesta della Dda, dispose l’arresto di 28 indagati, otto dei quali pontini.
In provincia di Latina vennero arrestati il pregiudicato Gennaro Amato, di Cisterna, più volte coinvolto in traffici di sostanze stupefacenti e indicato da tempo dagli inquirenti come referente della camorra, la compagna Barbara Zappaterreni, Alessandro Contì, da tempo a lui profondamente legato, il fratello di quest’ultimo, Emanuele Contì, l’apriliano Daniele Padovani, Fabrizio e Daniele Calocero.
Sempre in provincia di Latina vennero inoltre sequestrate due società con sede a Cisterna, considerate riconducibili ad Amato.
Un’indagine partita alla luce dei contatti emersi tra il boss di Cosa Nostra, Salvatore Rinzivillo, e il pregiudicato romano, Maurizio Pasquetto, nell’ambito dell’inchiesta “Druso-Extra Fines”.
Per gli inquirenti, Amato, nonostante si trovasse agli arresti domiciliari presso una comunità terapeutica residenziale in provincia di Roma, continuava a gestire, attraverso Alessandro Contì un florido traffico di cocaina e marijuana.
Condanne definitive ora per Amato a 9 anni di reclusione, per Alessandro Contì a 7 anni e 2 mesi, per Emanuele Contì a 2 anni, per Daniele Padovani a 5, e per Barbara Zappaterreni a 3 anni e mezzo.
Per i giudici, “le singole condotte criminose risultavano provate, nonostante l’uso di un linguaggio convenzionale fra gli interlocutori, dalle numerose ed univoche conversazioni telefoniche e ambientali captate e trascritte in motivazione, nonché dall’esito delle attività investigative di osservazione e dei servizi di videosorveglianza eseguiti dalla Guardia di Finanza”.
Ancora: “Ciò consentiva la ricostruzione analitica di ogni reato contestato a ciascuno degli imputati, per fatti di cessione e acquisto di partite di cocaina, precedute in alcuni casi da trattative e da “assaggi” per testare la qualità della droga, commessi in un arco temporale compreso tra il novembre 2015 e il 2016″.