Interrogati dal gip Giuseppe Cario, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i due responsabili della onlus A.E.R. Circeo, costituita con lo scopo di promuovere attività di integrazione in provincia di Latina e che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata trasformata in una centrale di sfruttamento per braccianti indiani, costretti a pagare fino a 1.500 euro per ottenere falsi documenti utili a dimostrare di avere un’abitazione idonea per ospitare altre persone e poter far così arrivare in Italia mogli e figli.
Roberto Crucianelli e Andrea Di Maggio, di 32 e 47 anni, entrambi di San Felice, non hanno risposto alle domande del giudice, ma hanno rilasciato delle dichiarazioni spontanee, sostenendo di non aver fatto ricorso a firme false e di aver bloccato tutte le attività dopo i primi sequestri subiti alla fine dello scorso anno.
Il difensore dei due indagati, l’avvocato Stefano Ciapanna, sostenendo che non vi fossero più particolari esigenze cautelari, ha chiesto quindi al gip di sostituire la misura dei domiciliari con il solo obbligo di firma in caserma e il gip, prima di decidere, ha inviato la richiesta al pm chiedendone il parere.
Un’inchiesta aperta dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano e partita dall’analisi di alcuni contratti di locazione fatta dalla tenenza della Guardia di finanza di Sabaudia, dopo la denuncia di un uomo di Sperlonga, che si era trovato a risultare titolare di diversi appartamenti dati in affitto senza possedere neppure un immobile.
La onlus, secondo le Fiamme gialle, era diventata un’agenzia di servizi, il centro di “una collaudata attività criminale”, con “un impianto organizzativo perfettamente rodato e altamente remunerativo”, in grado di operare tanto a San Felice Circeo quanto a Sabaudia, Terracina e Sperlonga.
I contratti forniti dalla onlus agli stranieri sarebbero stati solo apparentemente registrati presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Latina e l’associazione, per dare una parvenza di regolarità alle pratiche, avrebbe utilizzato timbri contraffatti riconducibili a diversi uffici tecnici comunali.
I finanzieri, nel corso delle perquisizioni, hanno trovato 171 istanze di ricongiungimento familiare inoltrate nell’interesse di altrettanti cittadini extracomunitari, cui sono seguiti 220 nulla osta, anche se, a causa della pandemia, in Italia sono poi arrivati soltanto settanta indiani per riunirsi ai loro familiari.