Nessuno sconto a Giuseppe Di Silvio, detto Romolo, esponente dell’omonimo clan di origine nomade, da tempo stabilitosi a Latina.
La Corte di Cassazione ha confermato l’ordinanza emessa il 10 marzo scorso dal Tribunale di sorveglianza di Roma e negato al ricorrente la concessione della liberazione anticipata.
“Romolo” è detenuto per espiare una condanna a trenta anni di reclusione per associazione per delinquere, detenzione e porto illegale di armi e l’omicidio di Fabio Buonamano, detto Bistecca, compiuto il 25 marzo 2010 nell’ambito della cosiddetta guerra criminale, insieme al nipote Costantino Di Silvio, detto Patatone.
Giuseppe Di Silvio è considerato al vertice del clan e a pesare nella mancata concessione del beneficio ci sono state anche le le relazioni comportamentali degli istituti detentivi dove è stato recluso.
In particolare il 27 agosto 2013, avendo avuto un “grave atteggiamento offensivo verso un operatore”, “Romolo” ha ricevuto una severa sanzione, rappresentata dell’esclusione dalle attività in comune.
Il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione.