Lisbona, il Mediterraneo e quel costante ritorno all’età del mito

L’amore per Lisbona, per la cultura mediterranea e la ricerca continua delle radici nei versi del poeta ponzese Antonio De Luca, una poesia scritta 21 anni fa e rivista dal poeta in questi giorni.

1999, il lavoro solitario


La quieta Lisbona
stamattina
come ogni giorno
lentamente si risveglia

da Rua do Patrocínio
per i Jardim da Estrela
cammino tra i pochi passanti
i rami morti
il chiasso dei gabbiani
e già i vecchi arrivano
a incontrarsi
sulle panchine dei viali
nelle prime ore del giorno

al sibilo del vento
dalle rive lontane dell’oceano
al calpestio sulle foglie ormai gialle
alle voci della gente
agli incontri casuali
ad ogni destinazione
lascio le orme

aprono le botteghe
come ogni mattina

Bom Dia Bom Dia senhor

la barberia e il calzolaio
il giornalaio l’amica sarta
la signora Ana
la giovane pescivendola Rita
il panettiere il lustrascarpe

i caffè liberty
la Tentadora a Campo de Ourique
la Brasileira al Chado
Martinho da Arcada al Terreiro do Paço

e poi il Mercado da Ribeira

Lucido e felice
dalla oscurità della notte
dalla quiete
del buio che mi partorì

scendo ai moli del porto
per Rua do Alecrim

La Baixa
per vicoli e scale

salite e poi discese
dell’Alfama
le bottegucce
tra case basse
sottotetti
piccole logge e alberi d’aranci
tra gatti al sole
e corse di bambini

come in un labirinto
entro per strade
che portano dappertutto
e da nessuna parte

solo alla mia libertà
all’ illusione generatrice
all’azione per il pensiero

a dentro la mia testa

e io non voglio andare da nessuna parte
e voglio andare dappertutto
so di non avere certezze
e non voglio questa coscienza della certezza

solo poter camminare
libero

vivere per vivere
solo
nell’idea del mondo

di essere nel mondo

andare da nessuna parte
senza una meta
è andare oltre
è questo il fine

l’idea che mi fa compagnia

appartenere ovunque
in qualche altrove

Un uomo di Lisbona
Fernando António Nogueira Pessoa
è un poeta e filosofo
dice di essere più di una sola persona
ed ha molte vite

è un uomo
che cammina e pensa

Alla finestra del suo ufficio in Rua dos Douradores
ogni giorno
sta a guardare
all’infanzia
il naufragio e l’esilio

pensa al il mondo oscuro della mente
la conoscenza e l’azione

il tempo dell’apprendimento
e del Fato

scrive del Mito liberatore
e scrive l’amico poeta fuggito a Parigi

la fiamma geniale che tutto osa
Unicamente a forza di sognare 1

pensa alla puntualità del sole
l’esistenza delle cose

l’essere e l’assoluto
l’esistenza e l’essenza

condivide un pensiero
senza una ragione

in già troppi hanno una ragione

Pessoa
il poeta che pensa al caos
le divinità complici
dice che rinasce ogni momento

pensa alla bellezza primitiva e inviolabile
la sofferenza necessaria

non ha appartenenze
ma all’eterna novità del mondo 2

scrive poesie per stare da solo
come i bambini seduti sotto un albero

insegue il caso la passione
l’amore da proteggere e custodire
l’amore lo fa soffrire

quest’ uomo
non fa altro che scrivere lettere alla fidanzata
agli altri da sé
e camminare per Lisbona

la città sono i fogli su cui scrive all’eternità.

In questa Lisbona
dove il tempo è attesa
e la vita è sempre una nostalgia
una maniera di essere vivi
ogni cosa è letteratura

la convivenza con le distanze
di ciò che sta dentro
nutre
come i marciapiedi e le piazze di questa città

l’altezza dei sentimenti
dove tutto è cuore
dove il corpo è un libro
meraviglia e fuoco
dignità
e impeto di desideri

in questa città
incontro ogni giorno
isole e terre che non hanno un luogo
e svegliandomi ogni giorno
una voce sento
ed è quella di un mare greco

senza stancarmi allora
cammino a pensare

di non essere niente
di non poter volere essere niente 2
ma di portarmi dietro un sacco pieno di sogni

La vita nascosta mi è necessaria
la parola pure

porto radici salate
la casa natale
vengo di là
perciò vado con l’istinto

un lavoro solitario di vita
e di delirio

È il Mito
la sola ragione di ogni cosa
la sola ragione di esistere

Questa poesia
scritta camminando per Lisbona
non può essere finita
perché ogni giorno
il cammino riprende

1 da Mário de Sá-Carneiro
2 da Fernando Pessoa