Con una solenne celebrazione della liturgia dei vespri e con il Canto del Te Deum, domani, 31 dicembre 2020, la comunità passionista di Itri-città saluterà l’anno 2020. La liturgia sarà presieduta dal delegato arcivescovile per la vita consacrata della diocesi di Gaeta, padre Antonio Rungi, vice-superiore della comunità di Itri-Civita.
Alle ore 16,30 il santo rosario meditato, con i misteri gaudiosi e a seguire l’esposizione del santissimo sacramento, la preghiera dei vespri e il canto del Te Deum. Si concluderà con la benedizione eucaristica e con gli auguri in presenza e a distanza per l’anno che volge al termine.
“Occasione questa del canto del Te Deum – scrive padre Antonio Rungi – per ringraziare comunque il Signore per questo anno terribile e sofferto che abbiamo vissuto a livello mondiale con la pandemia da coronavirus.
Opportunità per chiedere perdono per quanto non abbiamo realizzato per nostra diretta responsabilità in vari campi, soprattutto nel fare il bene, nell’evitare il male, nel migliorare ciò che doveva essere migliorato, nell’azzerare tutto ciò che non va nella nostra ed altrui vita.
Circostanza particolare per non dimenticare chi, come i morti di coronavirus, hanno lasciato questo mondo senza neppure un conforto. La nostra preghiera sarà particolarmente per loro e per i loro cari.
Un anno che si chiude, per quanto terribile sia stato, di per se ci apre al nuovo e alla speranza. E mai come in questi giorni, anche in seguito alla campagna di vaccinazione iniziata in Italia e nel resto d’Europa, tutti coltivano la speranza che ben presto usciremo fuori da questa emergenza sanitaria globale.
Sarà un giorno bellissimo, e speriamo che avvenga, quanto prima, nel corso del 2021, quando l’Oms potrà dire che è stata superata l’epidemia e che tutto è rientrato nella normalità.
Ma questa esperienza che tanto ha segnato la vita di singole persone, di intere famiglie, della nazione italiana, dell’Europa e del mondo, possa costituire –conclude padre Rungi – un punto di partenza, un ponte verso un futuro di collaborazione vera e duratura tra tutti i popoli della terra e che la scienza, come il progresso ed il benessere, siano a servizio di ogni persona che vive in questo mondo e che non potrà salvarsi da solo.
Dall’epidemia abbiamo imparato che non si scherza con Dio, con la vita, con gli altri. Ma tutto deve essere fatto con gioia e serenità.
Vogliano ringraziare il Signore per il 2020, ma vogliano soprattutto pregare, sperando dal profondo del nostro cuore che il mondo, dopo questa epidemia, si trasformi in un guardino di pace e di fraternità tra tutti i popoli della terra”.