“L’invito alla ‘responsabilità’ rivolto da una serie di liste e associazioni di avvocati (Avvocatura Unita, Anai e Movimento Forense) agli avvocati ‘autoproclamatisi’ consiglieri dell’Ordine di Latina, meriterebbe attenzione se – in calce a quel comunicato stampa – comparissero i nomi dei redattori e dei sottoscrittori. Sennonché il comunicato è privo di firme e di nominativi.
Forse per pudore, chi ha creato il caos nell’Ordine di Latina ha preferito nascondersi dietro ad acronimi e sigle.
Gianni Lauretti (capolista alle ultime elezioni di ‘Avvocatura Unita’), pur essendo l’ispiratore di quel comunicato stampa come anche di patetiche raccolte firme, non ha avuto il coraggio di firmare l’appello alla ‘responsabilità’. E bene ha fatto!
Perchè è il solo e vero responsabile dei due commissariamenti dell’ordine di Latina.
Nel 2015 ha deciso di candidarsi nonostante avesse già espletato più di due mandati consecutivi (per la precisione, sedeva in consiglio già da 13 anni).
Le elezioni furono annullate dalle Sezioni Unite della Cassazione, nonostante che l’Ordine da lui presieduto avesse affidato a un professore universitario (pagato da tutti gli iscritti) l’inutile difesa del risultato elettorale.
Nel 2017 ha continuato a candidarsi per presiedere anche il breve mandato sino alla scadenza naturale della consiliatura.
Nel 2019, incurante della sua ineleggibilità, ha ritenuto di doversi ricandidare ancora, salvo poi dimettersi, per evitare gli effetti dell’accoglimento del reclamo elettorale da parte del CNF, che poi lo ha dichiarato ineleggibile, così trascinando con sé tutta “avvocatura unita’, prendendo a pretesto una polemica con la presidenza del Tribunale per la revoca di incarichi della sezione fallimentare che – peraltro – lo coinvolgevano personalmente.
Con quale coraggio si appella alla responsabilità chi ha la responsabilità esclusiva della situazione attuale dell’Ordine di Latina?
Con quale coraggio fa richiamo alla legalità proprio chi ha posto in essere una condotta contra legem, candidandosi in violazione del limite del doppio mandato?
Tale condotta è stata accertata come illegittima dalle Sezioni Unite della Cassazione, dal Consiglio Nazionale Forense, dal Consiglio di Stato e, infine, dal Tribunale Amministrativo Regionale.
Quale altra Magistratura dovrà rendere chiara a Gianni Lauretti la lettera della legge che gli impediva – sin dal 2015 – di candidarsi?
L’appello, più che alla responsabilità, dovrebbe essere rivolto alla riflessione: riflettano, coloro che hanno condiviso quel comunicato stampa, sul ruolo che hanno svolto nel determinare che il voto degli elettori fosse vanificato nell’interesse di uno solo di essi; riflettano sull’incarico istituzionale che Lauretti si è comunque assicurato grazie a un Commissario che, senza minimamente consultare il Foro, ha deciso di portarlo con sé in una sede in cui non aveva titolo per presenziare, e proporlo per quell’incarico.
Riflettano infine tutti i Colleghi, se davvero Lauretti, e il cerchio magico di chi ne ha acriticamente avallato le decisioni, meritino il consenso elettorale”.
A dichiararlo i consiglieri dell’Ordine, Umberto Giffenni, Maria Luisa Tomassini, Pierluigi Torelli, Maria Clementina Luccone, Alessia Verdesca Zain, Denise Degni, Marco Scarchilli, Maria Cristina Vernillo, Aurelio Cannatelli, Federica Pecorilli.