Va abbattuta la statua del Santo patrono. O meglio vanno demolite tutte le opere realizzate in piazza Duomo per realizzare un monumento in onore di San Lidano d’Antena.
Lo ha deciso il Comune dopo un lungo tira e molla, tra autorizzazioni concesse e poi revocate, e ora lo ha stabilito pure il Tar, respingendo il ricorso di don Massimiliano Di Pastina, che da due anni sta cercando di realizzare davanti alla cattedrale uno spazio dedicato al Santo.
I giudici amministrativi hanno respinto la richiesta del sacerdote, direttore dell’Archivio Capitolare della Cattedrale e del Museo Diocesano d’Arte Sacra di Sezze, di sospendere l’ordinanza con cui il Comune, il 4 settembre scorso, ha imposto la demolizione delle opere realizzate su area demaniale per l’installazione del monumento e per la riqualificazione della piazza del Duomo.
Per il Tar, “il ricorso non appare sorretto dal requisito del fumus boni iuris, giacché l’attività edificatoria eseguita dal ricorrente sul demanio civico non appare sorretta da un valido titolo abilitativo“.
Una vicenda che da due anni sta dividendo la città. Tra permessi concessi appunto e poi revocati, approfondimenti e fughe in avanti, fino a che la patata bollente è finita nelle mani del responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Vincenzo Borrelli, che ha firmato l’ordinanza di demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi, con lo sgombero delle aree di cantiere da persone e cose, per restituirle alla pubblica fruizione.
Un abbattimento da realizzare entro trenta giorni.
In caso contrario la demolizione sarà eseguita a cura del Comune e al sacerdote verranno poi addebitate le spese.
Ma a questo punto non è escluso che don Massimiliano di Pastena decida di appellarsi al Consiglio di Stato.
Il braccio di ferro attorno alla statua del patrono potrebbe essere ancora lungo e dagli esiti incerti.