Automobilista al telefono, multa annullata perché i vigili erano in borghese

Era stata sanzionata perché sorpresa a parlare al telefono mentre si trovava alla guida della propria autovettura, ma alla fine la multa è andata incontro all’annullamento. Il motivo? Ad elevare la contravvenzione, due agenti della polizia locale in borghese, privi quindi di segni di riconoscimento. Circostanza ritenuta illegittima, invalidando così tanto l’accertamento quanto l’annessa ammenda.

A pronunciarsi in tal senso il Giudice di Pace di Fondi, esprimendosi sul caso di un’automobilista del posto incappata nel novembre del 2019 in un controllo della Municipale. Beccata da due vigili motociclisti mentre transitava lungo una delle strade d’accesso al centro urbano fondano, al termine del controllo posto in essere la donna tornò a casa con una multa da 165 euro elevata per aver violato l’articolo 173 del Codice della Strada, e con la decurtazione di 5 punti dalla patente di guida.


Tutto annullato dalla sentenza in questione, le cui motivazioni sono state depositate in cancelleria nei giorni scorsi, in accoglimento del ricorso presentato per conto dell’interessata dall’avvocato Paolo Giuseppe Sotis. «Gli agenti preposti alla regolazione del traffico e gli organi di Polizia stradale (…), quando operano sulla strada, devono essere visibili a distanza mediante l’uso di appositi capi di vestiario o dell’uniforme», sottolinea il giudice Giovanni Pesce citando l’articolo 183 del Regolamento di attuazione del Codice della Strada e rifacendosi a quanto disposto dalla Corte di Cassazione nel 2008, successivamente ripreso nel 2012 dal Tribunale di Camerino.

Gli agenti, insomma, dovevano essere palesemente tali anche agli occhi dell’automobilista di turno. In linea, rimarca il dottor Pesce, con la «la ratio dissuasiva, anziché repressiva» della normativa. In sostanza, dunque, nell’annullare l’atto il magistrato non si è espresso sulla contestazione in sé, bensì sulle modalità di accertamento della stessa. Con buona pace della polizia locale, peraltro “vicina di casa” del Giudice di Pace, essendo le rispettive sedi confinati.

A margine della formalizzazione delle motivazioni, il legale della ricorrente ha voluto sottolineare una circostanza: «Faccio presente – evidenzia Sotis – che qui si contesta non solo la illegittimità del protocollo seguito dagli agenti, ma altresì si evidenzia il pericolo che si ingenera in chi guida vedendosi bussare al vetro della autovettura due perfetti sconosciuti su una moto che potrebbero sembrare malintenzionati».