E’ stato necessario oltre un mese, per conoscere l’esito dell’appello cautelare promosso dal pm presso il Tribunale di Cassino avverso l’ordinanza di rigetto della richiesta di misure cautelari ai danni di due imprenditori di Gaeta e due loro ex dipendenti, tutti operanti nel settore dell’intrattenimento turistico. Accolte pienamente le richieste difensive dei quattro operatori balneari, con conseguente rigetto nel merito dell’appello cautelare promosso per i reati di estorsione in concorso, tentata estorsione, furto aggravato ed atti persecutori.
Il Tribunale del Riesame di Roma – presidente Agrimi, a latere Giudici Tomei e Guaraldi – recependo integralmente le posizioni esposte dal collegio difensivo degli indagati, composto dagli avvocati Renato Ciamarra, Felice Belluomo e Vincenzo Macari, ha ritenuto insussistente, se non del tutto inconsistente, la gravità indiziaria, essendo taluni episodi rimasti assolutamente privi di riscontro ed altri pienamente rientranti nella mera dialettica civilistica.
All’esito di una consistente ed articolata attività di indagine condotta dalla Polizia di Stato sono emersi, sostiene il Tribunale del Riesame nelle sette cartelle fitte di considerazioni, appena meri sospetti ai danni dei quattro operatori balneari, ovvero il 51enne originario di Formia Damiano V., il 48enne di Gaeta Antonio B., il 47enne di Formia Filippo N. e la 45enne Annunziata S., pure lei formiana.
“Difatti, pur attestando l’esistenza di una conflittualità tra le parti ed un comune interesse degli indagati alla gestione di un tratto di spiaggia libera, non è in alcun modo emersa l’esistenza di un piano criminoso articolato di cui gli stessi fossero parte”, spiegano i difensori.
Anzi, come diffusamente documentato dalle difese con le rispettive memorie, corredate da decine di documenti, l’intera vicenda, conclude il Tribunale del Riesame, deve essere ricondotta ad un mero rapporto civilistico esistente tra denuncianti e denunciati, risultando le azioni di questi ultimi determinate unicamente dalla volontà di realizzare il preteso diritto all’adempimento degli accordi contrattuali intervenuti con le due denuncianti, consacrato finanche in un rogito notarile che sanciva puntualmente il contenuto degli accordi ai quale sarebbero state proprio le denuncianti ad essere venute meno nel corso dei mesi successivi alla stipula.
Moderata soddisfazione è stata espressa dal pool di avvocati dei quattro: “E’ stata riconosciuta la integrale correttezza dell’operato dei nostri assistiti e restituita loro la mai discussa dignità imprenditoriale e professionale”, fanno sapere.