Da reparti ordinari a strutture di degenza Covid: la UIL dissente

La UIL FPL Latina dissente fortemente rispetto alla scelta di utilizzare gli ospedali sede di DEA di I e II livello per la cura dei pazienti affetti da Sars-CoV-2 e pertanto la trasformazione di reparti ordinari in strutture di degenza Covid-19. La scrivente, così come duramente esplicitato con le sue precedenti note, ritiene che l’attuale strategia adottata potrebbe avere effetti controproducenti, giacché le attuali sedi DEA sono assolutamente inadeguate, poiché sprovviste dei requisiti d’isolamento strutturale”. Lo scrive il sindacato in una nota a firma del segretario generale Giancarlo Ferrara ed inviata alla Direzione generale dell’Asl di Latina, auspicando un “cambio di strategia”.

Infatti, sottolinea Ferrara, le attuali sedi DEA “non possono avere percorsi separati o dedicati”, e comunque risultano “promiscui il personale, i servizi diagnostici, i servizi generali (pulizia, ausiliariato, vitto, farmacia, amministrazione), i locali, gli spogliatoi del personale le vie di accesso ecc.”. Inoltre, sottolinea l’UIL FPL, l’attuale organizzazione potrebbe seriamente compromettere “l’ordinaria ‘mission’ del Dipartimento di Emergenza e Accettazione, imprescindibile per la cura delle patologie urgenti ed indifferibili, nonché insostituibile per le cure ordinarie relative alle patologie chirurgiche e mediche”. E si potrebbe oltretutto “minare la sicurezza dei dipendenti e degli stessi utenti”.


La UIL FPL Latina, per quanto sopra esposto, “ribadisce l’opportunità di individuare e allestire uno oppure più ospedali dismessi/sotto utilizzati da dedicare esclusivamente ed in totale isolamento alla cura Sars-CoV-2”. Ricordano infine un dato di fatto: “Si rammenta che il DCA 80/2010 ha chiuso cinque ospedali su nove nella Asl Latina e che, forse, sia arrivato l’ora di riaprire e potenziare qualcuno dei nostri nosocomi al fine d’impiegare il DEA esclusivamente per il suo compito istituzionale”.